Società

Borse: una settimana con il fiato sospeso

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Macroeconomia

La settimana trascorsa ha riservato ancora una volta forti oscillazioni sui mercati finanziari, con i listini azionari nettamente negativi, stretti tra i tentativi di recupero (vedi ieri) dopo il forte calo con cui si è chiusa la scorsa ottava e il nuovo tonfo odierno, con un aumento delle preoccupazioni per le possibili conseguenze sull’economia mondiale delle strette fiscali in preparazione nei paesi dell’Area Euro richieste dall’articolato piano impostato dall’Unione Europea e dal FMI a difesa della Grecia, dei paesi UE in difficoltà, e più in generale a sostegno dell’euro.

Proprio su quest’ultimo piovono i pesanti commenti odierni della cancelliera tedesca Angela Merkel, mai così esplicita sul rischio che corre la moneta unica. In un discorso al Bundestag in vista del voto di venerdì sul contributo tedesco al pacchetto di sostegno all’area euro, la Merkel ha detto chiaramente che l’euro è in pericolo: “ognuno di noi quì può capire che la crisi attuale dell’euro è la più grossa sfida affrontata dall’Europa in decenni. E’ una sfida
vitale e dobbiamo affrontarla. L’euro è il fondamento della crescita e della prosperità, insieme al mercato unico, anche per la Germania.

E l’euro è in pericolo. Se non arginiamo questo pericolo, le conseguenze per noi in Europa saranno incalcolabili”. La Merkel sollecita anche l’Europa a introdurre una tassa sui mercati finanziari, che sia o meno un prelievo sulle transazioni. Sempre dalla Germania è giunta la decisione a sorpresa di reintrodurre in tutta fretta il divieto di effettuare vendite allo scoperto dei titoli di Stato della Zona Euro, dei credit default swaps su questi titoli e delle azioni delle prime 10 istituzioni finanziarie del paese, decisione finalizzata a contrastare la speculazione che aveva destato molte preoccupazioni negli ultimi mesi.

Pochi i dati macro diffusi in Area Euro nell’ultima settimana. In Italia il saldo della bilancia commerciale ha registrato a marzo un deficit di EUR1,342 mln dal surplus di EUR69 mln di marzo 2009. Le esportazioni sono salite del 17,1% (maggiore rialzo da aprile 2008), le importazioni del 22,6% (maggior aumento da agosto 2004). In Germania si fa sentire l’effetto Grecia sulla fiducia: l’indice Zew sul sentiment economico è infatti risultato in calo a maggio a 45,8 pts da 53 di aprile, rispetto ad attese pari a 47.

In Eurozona l’inflazione ha segnato ad aprile un tasso tendenziale di +1,5%, lo
stesso della lettura preliminare e delle attese, mentre ha registrato un aumento dello 0,5% su base mensile (consensus +0,4%).

Negli Stati Uniti sono risultati in rialzo ad aprile le vendite al dettaglio (+0,4% m/m, sopra il consensus di +0,2%) e la produzione industriale (+0,8% rispetto al +0,2% di marzo), con la capacità di utilizzo degli impianti salita al 73,7% da 73,1%. Positiva anche la fiducia dei consumatori elaborata dalla Michigan University salita a 73,3 pts da 72,2 mentre delude l’indice sull’attività industriale dell’area di New York risultata a maggio pari a 19,11 pts, sotto le attese e inferiore ai 31,86 di aprile. In rialzo i flussi di capitale verso gli Usa: a marzo gli investimenti da parte di soggetti esteri hanno superato i USD10 mld dopo i USD9,7 mld di febbraio. Contrastanti infine i dati sul settore immobiliare: le nuove costruzioni abitative sono cresciute ad aprile a 672 mila unità dai precedenti 626.000 (atteso +650 mila), mentre i nuovi permessi edilizi sono risultati in calo dell’11,5% a 606 mila unità (consensus +680 mila).

Cambi e commodities

Euro in forte pressione nei confronti del dollaro, sceso ai minimi dal 2006 anche sotto 1,22 penalizzato dalle dichiarazioni della Merkel e con gli investitori che temono che la crisi debitoria interna all’Unione Monetaria e le seguenti mavovre di risanamento dei conti pubblici varate dai Governi minino sul nascere la crescita economica dell’Eurozona. Euro ai minimi anche contro Yen sotto 111 (ora a 112,7).

Cedono terreno anche le materie prime con il petrolio Wti crollato anche sotto USD68 al barile viste le scarse prospettive sulla crescita mondiale, che finiranno inevitabilmente per riflettersi sulla domanda. Ritraccia anche l’oro dopo che venerdì aveva toccato un nuovo record al rialzo, vicino ai USD1.250 l’oncia.

Obbligazionario/Monetario

Performance settimanale nettamente favorevole al mercato dei titoli di stato, di riflesso alle vendite sui listini azionari, con gli investitori tornati con decisione verso il fly to quality, spingendo al rialzo i prezzi di Bund e Treasury. Rendimenti quindi in netto ribasso, soprattutto sui tratti medio lungo delle curve dei rendimenti, e marcato appiattimento delle stesse. Tornano ad allargarsi rispetto ai valori della scorsa settimana gli spread con i titoli periferici.

Il differenziale Btp-Bund a 10 anni si è riportato a 115 bp (da 100), quello tra Bund e Portogallo a 190 (da 170), dell’Irlanda a 190 (da 175), della Spagna a 125 (da 100), della Grecia a 490 bp (da 440). Atene ha oggi rimborsato interamente il bond decennale da EUR8,5 mld in scadenza. Ieri il paese ha ricevuto una prima tranche di aiuti da EUR14,5 mld. Nei giorni scorsi l’agenzia Moody’s ha fatto sapere di ritenere molto probabile un taglio del rating sul debito della Grecia nell’arco dei prossimi 3 mesi.

In netto allargamento sul mercato corporate il costo di protezione dal rischio di insolvenza, misurato dagli indici Itraxx: il Main per gli emittenti investment grade è schizzato a 122 pts (da 95), mentre il Crossover riferito ai non-investment è salito a 585 pts (da 470).

Italia

Andamento decisamente negativo per il Ftse/Mib, in linea con le altre borse. A zavorrare il listino milanese soprattutto i finanziari sui quali pesa il divieto tedesco di vendite allo scoperto e la preoccupazione per una più generale stretta sulla regolamentazione dei mercati finanziari (anche negli Usa potrebbe presto arrivare l’ok dal Senato alla riforma del sistema di regolamentazione).

Spunti interessanti da Intesa Sanpaolo che sta continuando nella politica di cessione di attività non strategiche: nella giornata di lunedì l’istituto ha perfezionato la cessione delle attività di banca depositaria agli americani di State Street per EUR1,75 mld. L’operazione si tradurrà per Intesa in una plusvalenza lorda di circa EUR740 mln e in un recupero dell’avviamento di EUR540 mln, con un effetto positivo di 37 centesimi di punto sul coefficiente patrimoniale Core Tier 1.

Ora che si è chiusa questa cessione, il mercato resta in attesa di novità circa la quotazione in Borsa della controllata Banca Fideuram; al momento i vertici della banca sono ancora in attesa del via libera della Consob alla pubblicazione del prospetto informativo. Quanto ai tempi della quotazione, l’Ad Passera aveva detto nei giorni scorsi che il gruppo sceglierà «il momento migliore per la quotazione», visto la fase ancora difficile dei mercati azionari.

E la settimana scorsa Intesa Sanpaolo aveva confermato di aver avviato contatti preliminari col fondo di private equity statunitense Hellman & Friedman per valutare un’eventuale cessione di una quota di minoranza (10-15%) di Fideuram in vista, appunto, della quotazione. Venerdì 14 Intesa SP ha inoltre annunciato i dati relativi al 1Q2010 durante il quale l’utile netto è calato del 36% a EUR688 mln (escludendo le principali componenti non ricorrenti, l’utile risulta in crescita del 10,2% su base annua a EUR710 mln), mentre gli accantonamenti e le rettifiche di valore sono cresciute del 4% a EUR845 mln. Per il 2010 il gruppo vede proventi operativi netti in recupero rispetto al 2009 ed un conseguente miglioramento dell’utile netto.

In forte calo Ubi Banca che al pari di Intesa, venerdì ha comunicato i dati del primo trimestre 2010 che hanno evidenziato un utile netto in rialzo a EUR38,1 mln (EUR24,3 mln nel trimestre di confronto), mentre calano del 14,4% i proventi operativi a EUR852,5 mln, penalizzati da un -18,3% del margine di interesse che cala a EUR533,3 mln. Gli analisti hanno evidenziato che alla prevista discesa del margine di interesse (atteso nell’attuale contesto dei tassi), non si è contrapposto un sufficiente rialzo delle commissione nette (+0,8%), mentre il trading ha riporatato una perdita di EUR4,9 mln (da +EUR18,3 mln del 1Q09). Credit Suisse ha ridotto la raccomandazione da neutral ad underperform, mentre UBS ha tagliato il target price da EUR10,3 a EUR8,6 con giudizio neutral.

In flessione anche Mps dopo che giovedì la banca senese ha diffuso la trimestrale: in dettaglio, il primo trimestre 2010 si è chiuso con un risultato netto di EUR169,9 mln, pre PPA, mentre il dato dopo la PPA (purchase price allocation), cioè l’allocazione del prezzo di acquisto del goodwill relativo ad Antonveneta, è stato di EUR142,2 mln e si raffronta coi EUR301 mln del primo trimestre 2009. Le rettifiche nette su crediti sono state di EUR307 mln (EUR428 mln nel quarto trimestre 2009 ed EUR287 mln nel primo trimestre 2009), risentendo ancora “del difficile quadro congiunturale, nell’ambito di una politica sempre rigorosa in termini di accantonamenti”.

Europa

Il versamento effettuato ieri alla Grecia della prima tranche (pari a EUR14,5 mld) del pacchetto di aiuti varato dall’Unione europea – che permette il pagamento del bond decennale in scadenza oggi – non è stato sufficiente per registrare una performance settimanale positiva: il crollo di venerdì provocato ancora una volta dai timori sui conti pubblici nella zona euro oltre che al nuovo tonfo della moneta unica sotto 1,22 rispetto al dollaro, causato tra ieri e oggi dallo stop in Germania agli short su bond e swap hanno decisamente impattato sugli indici azionari (male soprattutto Atene e Madrid), con l’indice VIX sulla volatilità nuovamente in aumento e coi finanziari Usa sotto pressione per le prospettive di una riforma delle regole di controllo.

Oltreoceano, da segnalare la trimestrale di Wal-Mart Stores che ieri ha reso noto i risultati del primo trimestre, conclusosi il 30 aprile 2010. In dettaglio, il colosso della grande distribuzione ha ottenuto un fatturato pari a USD99,1 mld, in crescita del 6% rispetto alle vendite del primo trimestre dello scorso anno (USD93,5 mld), e a fronte dei USD98,45 mld attesi dal mercato. L’utile netto si è attestato a USD3,32 mld (USD3,02 mld nello stesso periodo dell’esercizio precedente). L’azienda statunitense ha così conseguito un utile per azione pari a USD0,88 per azione (USD0,77 per azione l’anno scorso), mentre gli analisti avevano messo in conto un utile per azione di USD0,85 (a febbraio invece la società aveva affermato di attendersi un Eps di USD0,81-0,85). In calo dell’1,4% le vendite same store (nei negozi aperti da almeno un anno). Wal-Mart si è mostrata cauta per il corrente trimestre: la società prevede un Eps compreso tra USD0,93-0,98.

Sempre negli Usa, Home Depot ha pubblicato ieri i risultati del primo trimestre del 2010 che hanno evidenziato un aumento dei ricavi del 4,3% a USD16,86 mld (attese medie per USD16,4 mld) ed un utile netto in crescita del 41% a USD725 mln, pari a USD0,43 per azione, dai USD514 mln, o USD0,30 per azione, del pari periodo del precedente esercizio. Depurando i conti dalle componenti di natura non ordinaria, l’utile per azione sale a USD0,45, a fronte di attese in media per un Eps di USD0,40. Le vendite same-store nei centri aperti da almeno un anno hanno registrato un aumento del 4,8%, ed
è stata segnalata una forte domanda soprattutto di elettrodomestici e di articoli per il giardinaggio. I buoni dati hanno spinto l’impresa con sede ad Atlanta a ritoccare verso l’alto le stime sui risultati dell’anno: ora Home Depot prevede per il corrente esercizio una crescita dei ricavi di circa il 3,5% ed un utile per azione adjusted di USD1,88 (in precedenza il retailer Usa aveva previsto una crescita dei ricavi del 2,5% ed un utile per azione adjusted di USD1,79).

Sempre per il comparto retail US, lunedì è toccato a Lowe’s svelare i conti del primo trimestre durante il quale la società ha aumentato i ricavi del 4,7% a USD12,4 mld ed il suo utile netto del 2,7% a USD489 mln, pari ad un Eps di USD0,34 (atteso un utile per azione di USD0,31). Le vendite nei negozi aperti da almeno un anno hanno registrato un rialzo del 2,4%. A fronte di questi numeri Lowe’s si attende ora per il corrente esercizio un utile per azione di USD1,37-1,47, mentre in precedenza Lowe’s aveva stimato un range di USD1,30-1,42. Per il secondo trimestre 2010 la società si attende invece un utile per azione compreso tra USD0,57-0,59 (dato troppo prudente rispetto alle stime Bloomberg a USD0,62).

Mercati azionari: settori a confronto

Stoxx

Settimana da dimenticare per tutti i settori dello Stoxx europeo, coi comparti alimentare e farmaceutico che, come spesso avviene ed in quanto difensivi, sono
riusciti a limitare le perdite. I settori peggiori sono quello legato alle costruzioni, il minerario in scia al ritracciamento dei prezzi delle materie prime, bancario, assicurativo (male Prudential che ha lanciato l’aumento di capitale da USD21,0 mld, indispensabile per completare l’acquisizione degli
assets asiatici di Aig), media, quello legato ai servizi finanziari (venduta Man Group che ha annunciato l’acquisizione di Glg Partners per un controvalore di USD1,6 mld) e anche il settore auto che ha risentito del calo delle immatricolazioni in Europa, a causa dell’affievolirsi degli effetti positivi degli incentivi statali (in lettera Fiat che nel mese di aprile ha fatto registrare immatricolazioni nell’area Ue27+Efta in flessione del 27% vs l’analogo mese 2009).

Settori in evidenza

Utility

Secondo i quotidiani, Henri Proglio, numero uno di EdF (che controlla Edison insieme ad A2A), avrebbe ribadito che non ha intenzione di “spezzettare” Edison, facendo chiaro riferimento al co-azionista A2A, ed ha precisato che non è stato nominato alcun advisor. Secondo l’Ad di Enel, Fulvio Conti, la crisi economica non influirà sul programma di quotazione della controllata Enel Green Power, attiva nel settore delle energie rinnovabili. L’energia prodotta da Egp è infatti la prima ad essere dispacciata e quindi l’azienda non soffre la congiuntura. La quotazione di Enel Green Power è attesa tra settembre ed ottobre 2010. Il gruppo energetico tedesco Rwe ha annunciato un risultato positivo per il 1Q2010, con utile netto in crescita del 50% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente e sopra le attese.

Industriale

EADS ha chiuso il 1Q con un utile operativo adjusted sceso a EUR83 mln (-64% rispetto al 1Q09) ed un utile netto a EUR103 mln (-39%), mentre le vendite sono cresciute a EUR8,95 mld (+6%), in linea con le attese. La sua principale unità, Airbus, ha confermato le proprie prospettive sul 2010 e prevede di piazzare tra i 250-300 ordini quest’anno e di consegnare lo stesso numero di velivoli del 2009 (498). Atlantia ha chiuso il primo trimestre 2010 con utile netto di EUR121 mln (+22% vs 1Q09), e ricavi pari a EUR848 mln (+8,8%) che su base omogenea indicano un incremento del 7,1%. L’Ad Castellucci ha affermato che Atlantia prevede di effettuare nel 2010 investimenti per EUR1,5 mld ed un programma di manutenzione della rete per EUR500 mln.

Telefonico

Focus su Vodafone che ieri ha comunicato i dati relativi all’anno fiscale 2009/2010 che hanno evidenziato utili adjusted a GBP8,471 mld sebbene il colosso britannico sia stato danneggiato dall’andamento del business in India (Vodafone ha iscritto a bilancio svalutazioni per GBP2,3 mld legate alla divisione indiana, causa maggiori costi legati alla licenza per la telefonia di terza generazione). Vodafone, che ha annunciato un aumento del suo dividendo finale dell’8,7%, ha inoltre migliorato la politica di dividendi (nello specifico, la tlc vede una crescita del dividendo del 7% l’anno, nell’arco dei prossimi tre anni). I vertici di Vodafone prevedono un
risultato operativo adjusted compreso tra GBP11,2- 12 mld per l’esercizio in corso.

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