Borse Usa ancora sull’ottovolante. Dopo la seduta volatile di ieri che ha visto il Dow Jones cancellare un calo di oltre 1.100 punti per finire la giornata in territorio positivo, oggi ai primi scambi i futures sugli indici statunitensi sono nuovamente in terreno negativo.
Nel dettaglio i contratti futures dell’indice S&P 500 stanno cedendo 1,4%, mentre quelli sul Dow Jones segnano un modesto +0,26%. Poco mossi i listini europei che nel corso della mattina hanno cercato invano di recuperare la pesante flessione di ieri.
“I trader entrano per cavalcare l’onda”, ha detto Lindsey Bell, capo stratega di Ally al “Closing Bell” della CNBC precisando che la volatilità è qui per rimanere fino a quando la Fed non inizierà ad aumentare i tassi. Nonostante la rimonta di lunedì, l’S&P 500 è ancora giù del 7,5% a gennaio, il suo peggior mese da marzo 2020 all’inizio della pandemia.
I fattori che scuotono le Borse Usa
I mercati sono condizionati in questi giorni da una combinazione di più fattori: in primo luogo una Federal Reserve che dovrebbe iniziare a marzo ad alzare i tassi per combattere l’inflazione, e le tensioni geopolitiche tra Russia e Ucraina.
Anche l’impatto economico della variante Omicron del Coronavirus è stata anche una preoccupazione, anche se i segni che la diffusione della variante Covid stia diminuendo hanno attenuato questi timori.
Il segnale della Fed che avrebbe iniziato ad alzare i tassi già a marzo è il principale colpevole dell’inizio volatile del mercato per l’anno in corso scrive l’emittente Cnbc. Il Federal Reserve Open Market Committee inizierà la sua riunione di due giorni oggi e la decisione sui tassi di interesse è prevista domani. In realtà non i si aspetta che la Fed cominci ad aumentare i tassi, ma è probabile che mantenga un percorso verso una politica più restrittiva quest’anno, mentre combatte l’inflazione più alta degli ultimi decenni.
Ieri il tracollo delle borse globali per poi riprendere fiato a fine seduta, una “capitolazione”, ha detto Alli McCartney di UBS Private Wealth Management, prima di aggiungere che mentre la volatilità è qui per rimanere, la narrativa di mercato sta cominciando a spostarsi verso una forte crescita degli utili che sostiene le azioni.
La volatilità di ieri segue la peggiore settimana dello S&P 500 da quando la pandemia ha preso piede nel marzo 2020. Spaventati dall’aumento dei tassi, gli investitori hanno ruotato fuori dalle aree ad alta crescita del mercato in favore di scommesse più sicure.
Il Nasdaq Composite, ad alto contenuto tecnologico, è stato colpito particolarmente duramente ed è caduto in territorio di correzione la scorsa settimana. L’indice è sceso dell’11,4% finora quest’anno, sottoperformando l’S&P e il Dow, che sono scesi rispettivamente del 7,5% e del 5,4%.
Tensione tra Russia e Ucraina: cosa sta succedendo
A preoccupare gli investitori anche le crescenti tensioni tra Russia e Ucraina. Ieri sera, in un vertice dei principali paesi della Nato, il presidente Usa Biden si è detto pronto a schierare nuove truppe nei paesi dell’est Europa per dissuadere un eventuale tentativo della Russia di invadere Kiev.
Il New York Times ha riferito che il presidente Joe Biden sta valutando l’invio di 50.000 soldati in Ucraina, mentre la Nato rafforza il contingente in Europa dell’est, con una sfilza di Paesi alleati che annunciano l’invio di uomini e mezzi, compresi navi e caccia. E così mentre gli Usa dal canto loro stanno valutando il dislocamento di truppe nel Baltico (si parla di 5.000 soldati, aumentabili se necessario) e il Pentagono ha messo 8.500 militari in stato di allerta, il presidente Joe Biden ha chiamato i leader europei per un giro di consultazioni.
Ma il Cremlino non sta a guardare “La Russia non può ignorare l’attività della Nato”, ha tuonato il portavoce di Vladimir Putin, Dmitry Peskov. “E il rischio che le forze armate ucraine mettano in scena provocazioni nel Donbass ora è più alto”, ha continuato.