Borse, vedremo il rally di fine anno? Quattro cose da sapere su volatilità e stagionalità
A cura di Alessandro Tentori, CIO di AXA IM Italia
Di solito Babbo Natale porta bene ai mercati, ma il dicembre dell’anno scorso si è rivelato uno dei peggiori della storia. Cosa dobbiamo aspettarci stavolta dopo il rally di ottobre? E come possiamo dormire sonni tranquilli anche nel caso di scossoni di Borsa? Il segreto è diminuire la volatilità del nostro portafoglio. Ecco come.
Cosa porterà Babbo Natale in dono alle Borse quest’anno? La domanda è lecita: di solito a dicembre anche i listini festeggiano, spesso in virtù degli aggiustamenti dei portafogli effettuati dai gestori in chiusura d’anno. Ma le dolorose eccezioni non mancano.
L’anno scorso il dicembre delle Borse fu uno dei peggiori della storia, con l’azionario in fibrillazione per la frenata dell’economia e le guerre commerciali: subito dopo Natale, a Wall Street l’indice S&P500 aveva bruciato un quinto del suo valore rispetto ai massimi di fine settembre, con una maxi-correzione solo in parte temperata da un rimbalzo negli ultimi giorni dell’anno. Un dicembre nero quello del 2018, insomma, che costrinse le banche centrali a riproporre le politiche monetarie espansive dalle quali stavano cercando di liberarsi. Ma quest’anno come andrà?
In teoria non dovrebbero esserci grandi turbolenze.
«L’analisi dei flussi di investimento suggerisce posizioni molto “leggere” sui comparti più a rischio come le azioni – spiega Alessandro Tentori, Chief Investment Officer di AXA Investment Managers – : sarebbe quindi difficile assistere a vendite sostanziali sull’azionario anche nel caso di uno shock negativo. Appare invece più probabile, sempre nel caso di uno shock negativo, uno storno sull’obbligazionario, in particolare dei Paesi emergenti.
Quest’anno, inoltre, a differenza del 2018, il consenso degli economisti si è mosso in maniera pressoché uniforme nel prevedere un lento ma inesorabile rallentamento delle economie avanzate, alla luce delle tensioni geopolitiche e commerciali. Lo scenario “negativo” è quindi già scontato nei prezzi».
In ogni caso per dormire sonni tranquilli, evitando scossoni al proprio portafoglio, il consiglio d’oro è tenere sotto controllo la volatilità. Vediamo come, cercando innanzitutto di capire cosa significa quando un’azione o un’obbligazione è “volatile”.
- Che cos’è la volatilità
Si dice che un asset finanziario è volatile quando il suo valore oscilla in modo enorme, come se fosse sulle montagne russe. Di solito quando la volatilità balza in alto è perché i mercati stanno crollando. Come dicono gli operatori, infatti, in Borsa si sale sulle scale ma si scende in ascensore: il che significa che quando i mercati guadagnano di solito lo fanno a piccoli passi, ma quando correggono lo fanno con movimenti ampi e violenti.
- Come si misura la volatilità con “l’indice della paura”
Il classico strumento che si utilizza per misurare la volatilità è il VIX, chiamato anche “indice della paura” perché quando balza in alto significa che i mercati stanno crollando. Attraverso strumenti derivati come le opzioni, infatti, il VIX cerca di stimare la volatilità futura dell’indice più importante d’America, l’S&P500, che riunisce le cinquecento società più grandi di Wall Street.
Quando gli operatori sono nervosi e prevedono turbolenze, “l’indice della paura” sale, quando invece i mercati sono tranquilli come il mare in bonaccia, il VIX resta piatto su valori molto bassi.
- Volatilità e stagionalità storica
Le statistiche indicano che il mese storicamente più volatile è ottobre. Non a caso, è il periodo in cui si sono verificati il crack bancario del 1907, i tre peggiori crolli della crisi del 1929 e il famigerato “lunedì nero” del 1987, in cui Wall Street perse oltre il 22% in un solo giorno. A seguire c’è settembre, che è stato micidiale in particolare nel 2008, quando a metà del mese fallì Lehman Brothers trascinando nel baratro la finanza mondiale.
- Come ridurre la volatilità in portafoglio
La buona notizia è che esistono strategie per cercare di ridurre la volatilità del proprio portafoglio, limitandone le oscillazioni di valore. Molto importante, per esempio, è la diversificazione. Costruire un portafoglio con asset finanziari poco correlati o che di solito sono correlati inversamente (ossia quando uno scende l’altro sale) può diminuire la volatilità complessiva.
Esempi di scuola sono quelli dell’oro o del franco svizzero: in fasi di turbolenze sui mercati azionari, gli investitori si rifugiano nei cosiddetti “porti sicuri”, come il metallo prezioso o la valuta elvetica, oppure i titoli di Stato di Paesi forti come la Germania. Avere un “giardinetto” ben equilibrato di azioni, obbligazioni, valute e materie prime può insomma aiutarci a tenere sotto controllo la volatilità del nostro portafoglio.
Anche se le eccezioni a questa regola d’oro non sono mancate: nel corso del tempo le correlazioni tra i diversi tipi di asset, infatti, possono cambiare esponendo i nostri risparmi al rischio volatilità. Per questo, nel costruire un portafoglio solido e diversificato, è meglio evitare il fai-da-te: la consulenza di un buon professionista fa la differenza. Sia in termini di sicurezza che di risultati.