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Bosch sotto la lente dell’Antitrust, perché si parla di abuso di posizione dominante

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Il colosso Robert Bosch GmbH si trova di recente sotto la lente dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato. Su Bosch pende infatti un’accusa molto grave, quella di abuso di posizione dominante sul mercato europeo. Al centro di questa verifica è soprattutto quanto raccontato da una società italiana, la Blubrake S.p.A., che ha segnalato la Bosch perché non le starebbe permettendo l’accesso a gran parte dei produttori di e-bike, mentre starebbe favorendo l’acquisto dei propri prodotti, oltre che il montaggio e l’uso del proprio ABS.

Anche se l’istruttoria è stato avviata al solo scopo di verificare se sussista o meno questo abuso, a livello azionario il titolo ha risentito sensibilmente, interrompendo ieri la crescita che stava registrando da quasi una settimana. Una flessione minima, che però potrebbe essere significativa di una situazione di “transizione” che l’azienda tedesca sta vivendo a causa delle nuove direttive UE sull’automotive, come sta accadendo nella sede di Bari, con i lavoratori a rischio esubero.

Antitrust indaga su Bosch per abuso di posizione dominante

È di ieri il comunicato dell’Antitrust in merito all’avvio dell’istruttoria nei confronti di Robert Bosch GmbH, azienda leader nella produzione di componenti per autovetture. L’Autorità vuole verificare se le ultime attività condotte dall’azienda tedesca rientrino nella fattispecie di abuso di posizione dominante. Come riporta il comunicato, “la società non avrebbe consentito l’interoperabilità elettrica e digitale tra i suoi sistemi di propulsione e l’ABS per biciclette elettriche prodotto da Blubrake S.p.A.”.

Un’accusa molto grave, soprattutto per un’azienda che è a tutti gli effetti legata a doppio filo col settore dell’automotive. Il successo dell’impresa ha reso possibile ad oggi l’apertura di ben 440 consociate e filiali regionali in circa 60 Paesi e partner, e l’apertura della divisione indipendente Bosch eBike Systems, dedicata allo sviluppo e offerta di prodotti e servizi per le e-bike. Anche in questo settore, riporta l’Antitrust nel provvedimento, la Bosch ha avuto un notevole successo, arrivando nel 2019, in Europa, “ad avere il 33% del mercato delle e-bike vendute, tutte con un e-kit di Bosch. E nel 2021, dei modelli di bici elettriche disponibili a livello mondiale, oltre 4 su dieci (41,3%) erano equipaggiate con un e-kit di Bosch.“.

A sua volta anche nella produzione di ABS la Bosch ha lasciato il segno. Nel 2018 Bosch ha iniziato a produrre e a commercializzare, oltre all’ekit, anche ulteriori componenti per e-bike, tra cui l’ABS. “Grazie all’alta qualità e innovatività, le ha consentito di ricevere diversi premi, riconoscimenti e finanziamenti. […] A partire dal 2019, infatti, diversi produttori di e-bike si sono rivolti a Blubrake per dotare le proprie biciclette elettriche di ABS, riscontrando tuttavia diverse difficoltà.”. Tutti settori, quelli dell’e-kit e dell’ABS, che sono stati messi sotto occhio dall’Antitrust, a seguito di quanto denunciato dalla Blubrake S.p.A.

L’accusa di Blubrake S.p.A.

Quest’istruttoria nasce da quanto segnalato di recente da una startup italiana, la Blubrake S.p.A. Nata come spinoff del Politecnico di Milano, nel 2015, oggi conta circa 2 milioni di euro di fatturato, e punta a sfidare il colosso tedesco Bosch nel mercato dell’e-bike. Come riportato sul testo di avvio dell’istruttoria, la startup italiana era stata contattata alla fine del 2018 da un produttore di e-bike: voleva equipaggiare col loro ABS alcuni modelli di e-bike con dotazione BES2, uno degli e-kit di Bosch.

La situazione andava bene fin quando non cominciarono a preoccuparsi della garanzia dell’e-kit di Bosch. Essendo l’Y-cable di Bosch incompatibile con l’ABS, Blubrake e il suo potenziale cliente hanno sviluppato un nuovo cavo a Y compatibile, modificando quello di Bosch. Le prove di funzionamento elettrico diedero esito positivo, ma il cliente temeva che Bosch non avrebbe consentito di integrare un ABS diverso dal proprio con il BES. Agli inizi del 2019, Blubrake propose una soluzione alternativa, limitata solo a sostituire uno dei connettori di un altro Y-cable di Bosch.

Nonostante l’ennesimo esito positivo, poco dopo il cliente interruppe la collaborazione. Stando all’istruttoria, “Bosch avrebbe contattato il produttore di e-bike elencando una serie di asseriti possibili rischi relativi alla qualità e alla sicurezza, connessi alla integrazione dell’ABS Blubrake con il proprio e-kit per mezzo del Y-cable modificato da Blubrake“. Per quanto Blubrake avesse tentato di rassicurare il cliente circa ogni singolo possibile rischio tecnico paventato da Bosch, questo produttore decise di non rispondere più alle comunicazioni della startup italiana, e di interrompere tutto.

Bosch in crisi, tra azioni e lavoratori

Questa presunta interoperabilità elettrica e digitale tra i suoi sistemi di propulsione e l’ABS di Blubrake S.p.A. potrebbe costare molto all’azienda tedesca, qualora venisse accertato dall’Antitrust. Per quanto sia agli inizi, i funzionari hanno partecipato alle ispezioni condotte nelle sedi estere di Bosch e affini, anche grazie al contributo delle Autorità di Concorrenza tedesca e olandese. Una situazione di indagine da parte delle autorità statali può non aiutare molto l’azienda a livello azionario. In effetti negli ultimi giorni il valore delle azioni ha subìto una leggera flessione, dopo un mese di crescita costante: partendo da 18.263 INR del 21 agosto era arrivato a 19.664 al 15 settembre, per poi scendere a 19.590 ieri 18 settembre, il giorno in cui è stata resa nota l’istruttoria.

Ad aggravare la situazione è anche il tavolo di crisi aperto in Puglia, per la sede di Bari. Si tratta di uno stabilimento della Bosch dove sono impiegati 1609 lavoratori, in prevalenza occupati nella produzione di componenti per motori diesel. Date le nuove direttive UE sull’automotive, è inevitabile che la produzione dei motori diesel cesserà nel lungo periodo, per questo si teme che, “in mancanza di nuove missioni industriali, la transizione all’elettrico decretata dalla Unione Europea ne determinerà inevitabilmente l’esubero“, come dichiarano il segretario nazionale Uilm Settore Auto, Gianluca Ficco e il segretario generale della Uilm Bari, Riccardo Falcetta a Bari Today.

Bosch avrebbe comunicato alle organizzazioni sindacali che il piano industriale dovrebbe proseguire, confermando la salvaguardia dei livelli occupazionali e la non dismissione del sito pugliese fino al 2027. Ma non c’è ancora la conferma dell’impegno di Bosch a investire nello stabilimento di Bari per la transizione energetica, nonostante ci siano in ballo risorse che il Governo ha stanziato per il settore automotive, pari a 3.5 miliardi.