Una partnership strategica e fortissima con l’UNESCO, le analisi sugli scenari del clima per implementare gli investimenti, il focus finale sul segmento ESG nel mondo finanziario. Sono questi i temi di cui abbiamo parlato, in esclusiva, con Daniel Bowie-MacDonald, CFA, Sustainable Investing Specialist di abrdn. Vediamo cosa ci ha raccontato nell’intervista.
Cosa state facendo con l’UNESCO e perché è importante per voi questa partnership?
“Siamo il primo partner di UNESCO in ambito finanziario, con loro abbiamo costruito una relazione davvero molto forte. Per noi è estremamente importante fare cose di questo tipo, perché poi porta valore anche ai nostri clienti. In particolare, con l’UNESCO intendiamo supportare nell’arco di tre anni una serie di progetti ambientali e promuovere la ricerca relativa ai programmi scientifici intergovernativi dell’organizzazione delle Nazioni Unite: biodiversità, soluzioni basate sulla natura, servizi ecosistemici, acqua, oceano e clima. Negli ultimi mesi abbiamo selezionato i primi cinque progetti e siamo molto entusiasti di lavorare su di essi in giro per l’Europa, a settembre completeremo il primo anno e potremo fare un report sugli impatti concreti delle nostre azioni”.
Come state utilizzando l’analisi degli scenari climatici e in che modo aiuta i vostri clienti?
“L’analisi degli scenari climatici rappresenta uno strumento davvero potente se utilizzato nel modo giusto. La partnerhip con McKinsey, che a nostro aviso dispone dei migliori modelli sui rischi climatici presenti sul mercato, ci aiuta molto in questo senso. Perché per noi gestori è importante conoscere quali rischi possono esserci relativamente al mio portafoglio. Chiaramente non possiamo prevedere tutto, non abbiamo la sfera di cristallo, ma analizzare questi modelli ci permette di avere un quadro globale realistico di quello che può accadere. Integrare i fattori climatici nelle scelte di asset allocation per noi è un qualcosa di imprescindibile oggi come oggi. E questo ci permette anche di poter lanciare sul mercato dei prodotti innovativi per i nostri clienti legati proprio al cambiamento climatico”.
Qual è lo stato dell’arte per l’ESG nel settore finanziario e quali obiettivi vi ponete voi al riguardo?
“Penso che il primo grande tema che l’industria finanziaria debba affrontare sull’ESG è quello normativo. Qui ci sono degli evidenti ritardi da parte dei regolatori nel giungere a una definizione condivisa dell’ESG, perché si tratta di un fattore complesso che ha anche alcune sfumature di soggettività. C’è tutto il tema del greenwashing, ci sono dettagli da curare per ridurre appunto questo fenomeno. Per noi la cosa più importante è la trasparenza. Penso che ci sarà un grande lavoro da fare sulle normative green, ci vorranno anni probabilmente per ottimizzare il tutto, ma di sicuro noi lavoreremo al fianco dei regolatori per supportarli. C’è poi un altro grande tema che è quello delle performance. Se scegliamo di puntare sull’ESG, dobbiamo essere consci che ci potrà essere un sacrificio in termini di performance. Perché gli investimenti sostenibili, rispetto ai benchmark tradizionali, seguono una logica legata all’esclusione. Ma bisogna anche pensare che su un orizzonte temporale diverso anche le performance possono variare e migliorare, specie se pensiamo in un’ottica di lungo periodo”.