BRASILIA (WSI) – Un grande regalo di Natale così ha definito la proposta di riforma del mercato del lavoro il presidente brasiliano Michel Temer annunciata qualche settimana fa.
Una riforma che si lega ad altri provvedimenti che il governo carioca ha previsto, tutti per scongiurare la grave crisi che vive il paese sudamericano con il Pil in calo del 3,4% nel 2016, segnando il terzo anno di recessione, a cui si aggiungono gli scandali che hanno coinvolto le alte cariche del governo.
A dicembre il Senato aveva dato l’ok alla modifica della Costituzione per il congelamento della spesa pubblica nei prossimi 20 anni, fermando così investimenti in sanità e istruzione, con un grosso impatto sulle fasce povere della popolazione.
E ora la riforma del mercato del lavoro che si caratterizza per la spiccata austerità. Nei dettagli si prevede un aumento delle ore lavorate da 8 a 12 al giorno, per un massimo di 48 ore a settimana, fino a 220 mensili. Aumento a cui si aggiunge una più ampia flessibilità nelle negoziazioni contrattuali con un intervento minimo del governo e maggiore flessibilità per le negoziazioni contrattuali tra aziende e lavoratori per ciò che riguarda salari, pause e vacanze. Cambieranno anche i requisiti per andare in pensione: se oggi i brasiliani possono finalmente andare a riposo dopo 30 anni di attività a circa 54 anni, con la riforma del presidente Temer si alzerà il requisito anagrafico a 65 anni .
Una scelta che ha destato non poche criticità visto che l’aspettativa di vita media in alcune zone del Brasile arriva proprio a 65 anni. Un piano di austerità quindi quello annunciato dal governo che non gode di consensi e popolarità. Secondo la rilevazione fatta da Ibope, l’istituto di ricerca carioca – la nostra Confindustria per intenderci – solo il 13 per cento della popolazione considera ottimo o buono l’esecutivo guidato da Temer, considerato per il 46% invece cattivo o pessimo.
L’annuncio della riforma del lavoro, a dir poco devastante, ha esasperato gli animi dei brasiliani che sono scesi in piazza a manifestare, sfociando in episodi di violenza, con assalti alla tv locale Globo.