La protesta popolare seguita allo scandalo di corruzione che ha investito il presidente Michel Temer ha assunto proporzioni devastanti: gli scontri fra i 100mila manifestanti e i 5mila poliziotti a Brasilia hanno fatto 44 feriti da arma da taglio, ma, soprattutto si sta parlando di cinque persone colpite da arma da fuoco.
La polizia, infatti, in alcuni casi ha sparato sui dimostranti utilizzando proiettili tradizionali. A presidio degli edifici pubblici, Temer ha disposto l’impiego di 1500 truppe dell’esercito, più 200 marine. Poco dopo la diffusione di questa notizia i manifestanti si sono diretti all’assalto della zona in cui si trovano ministeri e Congresso, riuscendo a penetrare all’interno armati di bastoni e scudi di plexiglass per appiccare incendi e saccheggiare gli uffici. Nella concitazione generale ha preso fuoco anche la cattedrale della città, per quanto i danni siano contenuti.
La rivolta ha origine dalla registrazione giudiziaria nella quale Temer acconsentirebbe al pagamento di cospicue tangenti volte a comprare il silenzio dell’ex vice Edoardo Cunha, detenuto da mesi per corruzione. Temer si è rifiutato di dimettersi, ma il parlamento ha già avviato otto richieste di impeachment. Il Tribunale Supremo Federale, l’organo competente a procedere penalmente contro le alte cariche, ha incriminato il presidente per corruzione passiva, intralcio alla giustizia e associazione a delinquere.
Il presidente Temer non ha mai goduto di grande popolarità, in particolare dopo l’approvazione di alcune misure di austerità. Il suo predecessore, Dilma Rousseff, era già stato destituito tramite impeachment; la storia rischia di ripetersi a stretto giro.