NEW YORK (WSI) – Lo scenario di Brexit mette paura alla City e al Regno Unito, che teme una fuga di capitali, una riduzione degli investimenti stranieri, la fine di molti progetti industriali con l’Europa e la svalutazione massiccia della sterlina.
Ma Morgan Stanley ha preferito concentrare il suo studio sull’impatto che un’eventuale uscita del Regno Unito dall’Unione Europea avrebbe sul resto del mondo e in particolare l’Europa, il primo e più importante partner commerciale di Londra.
Secondo gli analisti se il popolo britannico votasse si alla Brexit, l’anno prossimo l’Eurozona perderebbe circa l’1,5% del Pil. Servendosi degli ultimi dati a disposizione di Eurostat, secondo cui il Pil dell’area è pari a 10.400 miliardi di euro, 150 miliardi verrebbero spazzati via in caso di Brexit.
Se la campagna dell’Out dovesse vincere alle urne il prossimo 23 giugno, la data in cui il referendum dovrebbe svolgersi, il peggiore scenario è questo secondo Morgan Stanley. Per l’Europa, il Regno Unito rappresenta un mercato di sbocco chiave, offrendo esso diversi vantaggi, fiscali ed economici.
L’appartenenza all’Ue determina a sua volta per Londra una libertà di movimento commerciale all’interno dell’aerea a 29, pur nel rispetto delle regole commerciali comuni predefinite. Non sorprende vedere quindi che i costi di un evento choc di Brexit sarebbero elevatissimi, almeno secondo il peggiore degli scenari ipotizzati dalla banca americana.
Con l’uscita dal blocco di Londra avverrebbe un contagio pericoloso in Europa in almeno tre diverse aeree dell’economia e della finanza, si legge nel report intitolato “What Brexit Would Mean For Europe”. A subirne le conseguenze negative sarebbero valuta, mercato azionario e crescita economica, in particolare investimenti e attività commerciali.