LONDRA (WSI) – Proprio mentre Londra e Bruxelles hanno fatto un passo in avanti in merito alle trattative sulla Brexit, emerge un certo nervosismo a livello europeo.
Da Bruxelles i due capi negoziatori, David Davis per il Regno Unito e Micheal Barnier per lUe, hanno annunciato una bozza di accordo per cui il periodo di transizione durerà dal giorno dell’uscita, il 29 marzo 2019, al 21 dicembre 2020. È una tappa decisiva ma resta una tappa, ha avvertito Barnier anche se rimane ancora da risolvere la questione legata a Irlanda e Irlanda del Nord.
Il fronte europeo sulla Brexit non è poi così unito e cominciano a delinearsi le prime crepe. Dopo un anno di sostanziale unità manifestata tra i 27 paesi rimanenti, ci sono state prove tangibili di tensioni in merito alla posizione da assumere nelle trattative commerciali con il Regno Unito.
La questione riguarda i servizi finanziari e la severità con cui la City dovrebbe essere trattata nell’accordo commerciale finale, riferisce Ian Wishart da Bruxelles. Nel dettaglio è stata aggiunta alle direttive di negoziato sui servizi finanziari una nuova formulazione. La settimana scorsa, come ha riferito Wishart, le differenze negli interessi nazionali cominciavano a farsi sentire mettendo a dura prova l’unità.
Alcuni paesi hanno voluto menzionare settori specifici e hanno chiesto di affrontare le loro particolari preoccupazioni nel progetto sulle linee guida. Altri hanno auspicato che gli orientamenti rimangano ampi per facilitare l’unità e dare ai negoziatori la flessibilità necessaria in funzione dell’evoluzione della posizione del governo britannico.
Un’UE divisa potrebbe non essere nell’interesse del Regno Unito: negoziare con un blocco diviso sarebbe più complesso e richiederebbe certamente più tempo che trattare con un blocco unito. Anche il negoziatore capo dell’UE Michel Barnier ha accennato ai problemi che si profilano.
“La parte che arriva alla fine è spesso la più difficile. Dobbiamo lavorare sodo insieme, nel rispetto reciproco, e cercare soluzioni”.