“È ora di buttare [il piano] Chequers”: come previsto, il discorso dell’ex ministro degli Esteri britannico Boris Johnson, in occasione del congresso dei conservatori, punta dritto a una Brexit più netta. Non è una sorpresa perché il compromesso raggiunto con il piano Chequers aveva deluso i brexiteers della prima ora, ed è stato bocciato dall’Ue a 27 in occasione della conferenza di Salisburgo lo scorso 19-20 settembre.
La stampa britannica ha descritto il fallimento del piano Chequers, un accordo che avrebbe dovuto porre le basi per un compromesso con le istanze europee, come “un’umiliazione”. Quel piano, ha dichiarato l’ex ministro “non è democratico, non è quello per cui abbiamo votato, è un oltraggio costituzionale”, ha aggiunto riferendosi al risultato del referendum sull’uscita del Regno Unito dall’Ue.
E a capitalizzare il naufragio di questa linea potrebbe proprio essere l’ala intransigente dei Tories, rappresentata proprio da Johnson, che mira a far cadere la testa della premier Theresa May.
“Se imbrogliamo l’elettorato – e Chequers era un imbroglio – aumenteremo il senso di sfiducia”, ha detto Johnson, di fronte alla platea di Birmingham, “daremo credito a coloro che hanno evocato il tradimento: i beneficiari saranno l’estrema destra nella forma di Ukip e l’estrema sinistra nella forma di Jeremy Corbyn”.
Johnson ha però scherzato su quanti vedano in lui un possibile leader dei conservatori: il Cancelliere dello Scacchiere (ministro dell’Economia e delle Finanze) Philip Hammond disse che l’ex sindaco di Londra non sarebbe mai diventato un leader, “questa è la prima previsione del Tesoro che corrisponderà a verità dopo tanto tempo!”.
In ogni caso, il tempo per strappare un accordo con l’Unione Europea, che potrebbe evitare una rottura traumatica il prossimo marzo, è molto poco. Secondo quanto dichiarato dalle autorità comunitarie sarà proprio quello di ottobre il mese decisivo per capire se la Brexit si concretizzerà nella forma più dura.