Si fa sempre più difficile la posizione della premier britannica Theresa May, dopo che lunedì scorso il Parlamento britannico ha votato un emendamento che di fatto trasferisce nelle mani di Westminster le decisioni sulla Brexit.
Secondo indiscrezioni stampa rilanciate da alcuni media britannici, i Brexiter più accaniti dei Tory vogliono che la premier britannica Theresa May indichi la data delle sue dimissioni per sostenere il suo piano di Brexit, bocciato due volte.
Oggi, intanto, ai Comuni si votano le “opzioni alternative” al piano di May dopo che la premier ha perso il controllo dell’agenda parlamentare sulla Brexit lunedì. Tra i voti indicativi la revoca dell’Articolo 50, un secondo referendum, il no-deal o un accordo di libero scambio in stile Norvegia.
Intanto, la spaccatura all’interno del Partito conservatore sulla Brexit si colora di nuove sfumature. Dopo la divisione tra euroscettici e pro Ue, che ha portato prima al referendum del 2016, poi all’andamento altalenante del negoziato con Bruxelles e infine alla paralisi parlamentare delle ultime settimane, anche i ‘duri e puri’ della Brexit iniziano a litigare tra di loro.
Brexit, decisiva la posizione dei Tories ribelli
Jacob Rees-Mogg, il leader dell’European Research Group (ERG), i conservatori ‘ribelli’ che hanno finora bocciato l’accordo per la Brexit, viene ora accusato di avere addolcito le sue posizioni, dopo avere lasciato intendere di essere pronto a cambiare idea.
“Ho sempre pensato che il no deal è meglio dell’accordo della signora May, ma l’accordo della signora May è meglio di nessuna uscita” dalla Ue, ha detto Rees-Moog in un podcast di ConservativeHome.
In realtà oggi il leader del gruppo ERG fa una piccola retromarcia, dicendo che “non abbandoneremo il DUP”, il partito degli unionisti nordirlandesi. I dieci deputati del partito di destra di Belfast continuano a opporsi all’intesa stretta tra Londra e Bruxelles, perché temono di rimanere intrappolati nel backstop tra le due Irlande ad infinitum.
Secondo Rees-Mogg il deal di May “non è un buon accordo”. E una proroga a lungo termine della Brexit sarebbe l’anticamera a una revoca dell’articolo 50. Se i conservatori dissidenti non garantiscono il loro appoggio al deal di May non si terrà nemmeno quella che sarebbe la terza votazione cosiddetta “meaningful vote“.