Nuovo colpo di scena nella vicenda Brexit. Resta alta la tensione sui mercati finanziari dopo l’ultimo clamoroso colpo di scena nell’interminabile processo di divorzio tra Regno Unito e Unione europea.
Sabato scorso, è passato l’emendamento del parlamentare conservatore moderato “pro Remain Sir” Oliver Letwin, che ha bloccato, a un passo dal traguardo l’accordo raggiunto dal premier Boris Johnson con Bruxelles per l’uscita dall’Ue.
L’ emendamento, che vuole rimandare, contro la volontà del premier, la scadenza per la Brexit oltre il 31 ottobre è arrivato sul tavolo di Bruxelles. Che, stando alle prime indiscrezioni stampa, sarebbe pronta a concedere una proroga a febbraio 2020, se Johnson non chiuderà l’accordo entro questa settimana.
Westminster ha di fatto fermato il premier britannico: con il sostegno trasversale di altri ‘ribelli’ conservatori, degli unionisti nordirlandesi del Dup (che sono stati decisivi) e della gran parte dei deputati dei partiti di opposizione, l’emendamento ha ottenuto 322 sì contro 306 no.
L’incertezza sul futuro alimenta la volatilità sul mercato valutario. Il cambio sterlina/dollaro ha toccato temporaneamente quota 1,30, come non succedeva da maggio, per poi ripiegare a 1,2980 dagli 1,2908 di questa mattina. L’euro/sterlina scende invece a 0,8605 (ed è sceso anche temporaneamente sotto 0,86): anche in questo caso si tratta di valori, minimi per l’euro e massimi per la sterlina, mai raggiunti da metà maggio.
Il rebus delle tre lettere
In un clima sempre più infuocato, si inserisce il rebus delle lettere. Da quanto si apprende, il governo britannico avrebbe inviato una lettera all’Unione europea nella quale, aderendo alla volontà parlamentare, si chiede un rinvio di Brexit al 31 gennaio 2020. Lettera che Johnson non ha voluto firmare.
Ne ha siglata invece una seconda, mandata in contemporanea, nella quale chiede al presidente del Consiglio europeo Donald Tusk di non prendere in considerazione la richiesta di rinvio. Il premier si dice certo di avere ancora la capacità di far passare al Parlamento l’accordo già raggiunto a Bruxelles.
Secondo i media inglesi ci sarebbe poi una terza lettera, siglata dal rappresentante britannico a Bruxelles Tim Barrow, che nella quale ci sarebbe scritto che la prima missiva è stata mandata solo per ottemperare alla legge, mentre la seconda rappresenta la reale volontà politica del governo Johnson.