LONDRA (WSI) – Il fondo immobiliare da 2,5 miliardi di sterline di Standard Life Investments è stato il primo in ordine di tempo a dichiarare sospese le attività in seguito al risultato del referendum sulla Brexit, che ha sancito l’addio del Regno Unito all’Unione Europea e sconvolto i mercati e compromesso i rapporti diplomatici in Europa.
Lo stop è stato decretato il 4 luglio e da quel giorno in poi sono stati numerosi i fondi immobiliari operativi nel paese britannico a dover dichiarare la cessazione delle operazioni per evitare di rimanere senza soldi. Il fondo di Standard Life Investments ha fatto ripartire le sue attività soltanto lo scorso 17 ottobre e non prima di aver apportato tutta una serie di modifiche per poter affrontare il mondo post Brexit.
George Shaw, manager del fondo dal 2007, ha spiegato come mai l’esito choc del voto ha reso obbligatoria la sospensione delle attività e le ragioni per le quali una tale ondata e velocità con cui sono arrivati gli ordini riscatto da parte della clientela non era prevedibile in alcun modo.
“Quando abbiamo sospeso le attività avevamo una quota cash che era scesa al 7%, ora è molto più alta, anche se è tutto un processo in divenire dal momento che dobbiamo ancora completare alcune operazioni. Ci sono ancora asset che dobbiamo cedere e continueremo a venderne, ma lo faremo soltanto al prezzo che riteniamo corretto. Sono convinto che avremo la liquidità necessaria per affrontare ulteriori eventuali riscatti e offrire un cuscinetto di liquidità“.
“Non potevamo in alcun modo prevede la velocità e la portata degli ordini di riscatto – è stata una crisi senza precedenti”. Una simile fuga degli investitori dai fondi immobiliari – fa sapere Shaw – non si era vista nemmeno durante la crisi finanziaria del 2008.
“Alla fine di maggio detenevamo una quota cash del 15% ma la percentuale è scesa bruscamente al 7% a causa delle domande di riscatto. La fuga degli investitori è stata tale che ci siamo visti costretti a sospendere il fondo per diversi mesi, altrimenti saremmo rimasti senza soldi“.
“La percentuale di liquidità che avevamo a disposizione nel fondo immobiliare era elevata fino alla fin di maggio”, racconta il manager in un’intervista a Investment Week, ma nemmeno questo è bastato di fronte al panico che è scaturito a giugno. “È stato peggio anche rispetto alla crisi finanziaria globale in termini del numero di riscatti e della sua concentrazione in un periodo ristretto di tempo”.
Tra l’altro gli ordini di riscatto e di chiusura delle posizioni sono arrivate da tutti i fronti, “non c’è stata una singola area in cui si sono concentrati”. La fuga è stata generalizzata e solo in questi giorni i fondi immobiliari principali che operano nel Regno Unito, grazie agli aggiustamenti fatti nel frattempo, incominciano a sentirsi di nuovo in grado di garantire la protezione degli investitori.