È una corsa contro il tempo sempre più thriller quella per scongiurare una Brexit senza accordo (scenario temuto no deal). Dopo i ripetuti fallimenti del parlamento britannico, che ha bocciato tre volte l’intesa stretta dalla premier May con le autorità europee e respinto tutti gli emendamenti proposti sinora dai deputati per sbloccare l’impasse, rimangono di fatto tre opzioni sul tavolo.
La prima è quella di firmare l’accordo che l’esecutivo a guida Tory ha trovato a dicembre. Sarebbe la quarta votazione sul testo controverso, criticato dagli irriducibili della Brexit della coalizione di governo (i conservatori dell’European Research Group e i dieci deputati membri del DUP nordirlandese) per il backstop al confine tra le due Irlande.
È talmente lontana questa ipotesi, che persino la premier sembra alla fine avervi rinunciato. Alla luce delle divisioni insanabili interne ai conservatori e più in generale al governo, May ha deciso di provare a trovare un’intesa su un testo comune con il Labour di Jeremy Corbyn, all’opposizione. I due lavorano oggi a un testo per una Brexit più ‘morbida’ che preveda l’appartenenza all’unione doganale.
Prima la leader di governo concorderà un piano con l’Opposizione e poi chiederà all’UE un’estensione “la più breve possibile” all’UE. Qualsiasi documento ovviamente dovrà essere approvato dal Parlamento britannico, con il Consiglio Europeo che durante la riunione della prossima settimana che potrà consultarlo.
Se i due leader non riescono a definire una linea comune, allora si apriranno una serie di opzioni alternative che verranno votate alla Camera dei Comuni. I Conservatori si rimetteranno alle decisioni della Camera, ma “solo se il Labour farà altrettanto”, fanno sapere da Downing Street. Il processo dovrà essere finalizzato entro il 22 maggio, in modo da evitare che Londra partecipi alle elezioni del Parlamento europeo.
May prova a evitare no deal, partito rischia di spaccarsi
Durante il vertice di gabinetto di martedì 2 aprile May, che nei giorni scorsi ha anche offerto le sue dimissioni in cambio dell’approvazione del suo deal, ha lanciato un ultimatum. Minacciando di appoggiare l’Opposizione sulla proposta alternativa alla sua idea di Brexit – per un’unione doganale 2.0 – sperava di convincere i suoi ad appoggiarla. Così non è stato. Una ventina di conservatori sarebbero pronti a votare una mozione per sfiduciare il governo, perché ritengono che la Brexit – che mette in gioco il futuro del paese – sia più importante del partito. Ad annunciarlo è stato David Davis, l’ex ministro della Brexit.
Insomma, se May e con lei l’ala moderata dei conservatori propongono una proroga dell’articolo 50 troppo lunga oppure una Brexit ‘soft’, il partito si spaccherebbe e il governo alla fine cadrebbe. In compenso Londra scamperebbe il pericolo di una Brexit disordinata. Lo slittamento ulteriore della Brexit potrebbe aprire la strada a un accordo di mercato comune in stile Norvegia o a un’unione doganale, insomma una proposta che l’UE accetterebbe.
Ma non è da dare per scontato che l’UE accetti la nuova estensione dell’articolo 50, che pare la soluzione preferita dal Parlamento britannico a questo punto. May, che ha smesso di ostinarsi a cercare di ottenere da Westminster l’approvazione del suo withdrawal agreement, bocciato tre volte dall’aula, dovrà adoperarsi in un lavoro di persuasione di Bruxelles. La motivazione per ottenere la concessione dev’essere giustificata e molto valida per avere la luce verde dei paesi Ue.
Piano inedito per forzare la mano del governo May
Yvette Cooper del partito dei Labouristi e Oliver Letwin dei conservatori ha cercato in tutti i modi di scongiurare che scattasse il no deal per default. Per farlo hanno presentato un piano inedito, che obbligherebbe Theresa May a richiedere l’estensione dell’articolo 50.
Per farlo, in pratica, si sono serviti di un emendamento a una mozione che permette loro di assumere il controllo della tabella di marcia della Camera dei Comuni. Il tutto per guadagnare tempo e dare modo ai deputati di approvare un testo che va contro la volontà del governo. Non c’è alcun precedente di questo tipo di iniziativa parlamentare nell’era moderna a Westminster.
Il piano è il seguente:
- Cooper e i suoi alleati avanzeranno la mozione domani, mercoledì 3 aprile.
- Se passa, l’aula dovrà dibattere dei vari punti della proposta di legge di Cooper.
- I deputati potranno votare di nuovo una serie di emendamenti su proposte indicative – cioè non vincolanti – alternative al deal di May.
- Il testo passerà al vaglio della Camera dei Lord, dove la maggioranza ha già chiesto di poter prendere in considerazione “il prima possibile” un testo sulla Brexit dibattuto dalla Camera dei Comuni.
Brexit, Macron: non è detto che UE accetti nuova proroga
Perché la proposta di legge di Cooper abbia successo c’è bisogno però prima che May proponga un piano di estensione dell’articolo 50. È quanto sta accadendo, a giudicare dalle dichiarazioni della leader dei Tories. May potrà scegliere la durata dell’estensione. Se l’UE fa una proposta di proroga alternativa, poi l’aula britannica dovrà votarla.
Il no deal scatta se il 12 aprile non viene trovata una soluzione. Concedere un’estensione dell’articolo 50 pone dei rischi significativi per l’UE, secondo Michel Barnier responsabile europeo della Brexit. Secondo lui e il presidente francese Emmanuel Macron non è affatto detto che l’Europa accetti la proposta. Per le autorità europee lo scenario più probabile ora come ora rimane quello di una Brexit caotica, un no deal.
A giudicare dalle dichiarazioni dei deputati britannici favorevoli a una Brexit soft, una proroga è invece da dare per scontata. Ian Blackford, il leader del Partito Nazionalista Scozzese – contrario alla Brexit – ha detto al Guardian che Londra e Bruxelles troveranno un accordo per un’estensione duratura dell’articolo 40. Questo consentirà al Regno Unito di aver tempo a sufficienza per risolvere la crisi.