Da ieri 1° luglio i cittadini europei hanno perso il diritto automatico di vivere in Gran Bretagna senza residenza a causa della Brexit. Coloro dunque che che non si sono registrati nel piano di residenza hanno perso lo status di residente permanente, anche se vivono e lavorano nel Regno Unito da decenni e anche se sono sposati con cittadini britannici.
I ritardatari non sono pochi. Si parla centinaia migliaia di cittadini europei che, a questo punto, si trovano privi di diritti all’assistenza sanitaria, sussidi statali e a rischio di deportazione. Secondo il partito laburista, si tratta di 130mila persone. Tra gli esclusi involontari ci sarebbero migliaia di italiani, soprattutto anziani che si sono trasferiti in Gran Bretagna molti decenni fa.
Chi non ha rispettato la scadenza del 30 giugno – ha fatto sapere il ministero dell’Interno – riceverà una notifica e un invito formale a fare domanda entro 28 giorni. “Saremo disposti a chiudere un occhio se le motivazioni per il ritardo sono ragionevoli”.
Brexit, italiani terzi per domande di residenza
Il Governo ha sottolineato che la grandissima maggioranza degli europei che vivono nel Regno Unito ha chiesto e ottenuto il “settled status” o diritto di residenza permanente se residenti da almeno cinque anni e il “pre-settled status”, una sorta di anticamera, se arrivati nel Paese da meno di cinque anni.
Di questi gli italiani sono al terzo posto, dopo polacchi e rumeni, con 522mila iscritti al registro digitale del Settled Scheme, istituito dal governo britannico per garantire i diritti pre-Brexit ai cittadini Ue residenti nel Regno Unito. Dopo gli italiani, ci sono portoghesi e spagnoli.
Nella nota si ricorda anche la forte crescita degli iscritti Aire in Gran Bretagna: hanno raggiunto quota 441.837 alla data del 30 giugno, pari al 6,9% di tutti i cittadini italiani iscritti all’Aire nel mondo.
Aziende UK ora faticano a trovare lavoratori
Intanto, i primi effetti della fine della libra circolazione nel Regno Uniti sono già evidenti. Le aziende britanniche fanno sempre più fatica a reclutare personale per le loro aziende. È il risultato delle norme più severe sull’immigrazione post-Brexit, che hanno provocato un vero e proprio crollo del numero di cittadini UE in cerca di lavoro in Gran Bretagna.
Secondo i dati del sito web per le offerte di lavoro Indeed, nel mese di maggio le ricerche di lavoro da parte di cittadini europei nel Regno Unito sono diminuite del 36% rispetto ai livelli medi del 2019. I lavori a bassa retribuzione nell’ospitalità, nel settore dell’assistenza e nei magazzini hanno registrato cali fino al 41 per cento.