Il Regno Unito rischia di subire sanzioni durissime da parte dell’Ue, dopo la Brexit. Dipenderà da come si comporterà il governo di Londra, come spiega un documento strategico rivelato dal Financial Times. Una volta diventato definito l’addio all’Ue, nelle previsioni a marzo 2019, e una volta firmato un trattato di libero scambio con i 27, il Paese potrebbe tentare un approccio di radicale concorrenza fiscale e regolatoria per attrarre investimenti esteri.
In questo caso il Regno Unito non se la caverebbe con facilità . Le misure previste dall’Unione europea potrebbero arrivare fino a quella di includere il Regno Unito nella black list dei Paesi non cooperativi sul piano fiscale, cioè dei paradisi fiscali. L’Ue vuole salvaguardie senza precedenti per contrastare i “chiari rischi” che la Gran Bretagna proceda a tagliare le tasse e a rilassare la regolamentazione.
Bruxelles descrive l’economia del Regno Unito come troppo grande e troppo vicina perché sia considerata come un normale partner commerciale e perciò vuole definire nuove condizioni per far rispettare le restrizioni fiscali, le norme ambientali e i diritti del lavoratore. Qualsiasi accordo sulle relazioni future dovrà “soddisfare le specificità ” delle relazioni tra Regno Unito e Ue, così profonde da giustificare controlli più stretti di quelli previsti per Stati Uniti, Giappone o Canada.
Per quanto riguarda l’occupazione e le norme ambientali, i negoziatori dell’UE temono che la Gran Bretagna “minacci l’Europa come area ad alta protezione sociale”. Per assicurare che gli standard dell’Ue non siano ridotti dopo la Brexit, saranno necessarie delle “clausole di non regressione”. Lo scorso anno la premier britannica Theresa May ha messo in guardia l’Ue contro un accordo “punitivo” sulla Brexit, dicendo proprio che la Gran Bretagna avrebbe reagito fissando “aliquote fiscali competitive e politiche per attirare le migliori compagnie e i maggiori investitori mondiali”.