Alla ripresa del nuovo round di trattative sull’uscita del Regno Unito dall’UE, restano distanti le posizioni delle due parti, che continuano a lanciarsi reciproche critiche. Ieri, in avvio dei negoziati, dopo la pausa estiva, il capo negoziatore europeo Michel Barnier si è detto “preoccupato” della situazione invitando Londra “a cominciare a trattare seriamente”.
Tre le questioni che creano maggiori tensioni: l’ammontare di quanto le casse pubbliche britanniche dovranno versare per l’uscita, la sorte dei cittadini europei e l‘avvenire della frontiera tra Irlanda e Irlanda del Nord.
La questione più spinosa resta comunque la prima. Secondo fonti britanniche, Londra non è disposta a pagare più di 40 miliardi di euro, cifra molto inferiore gli oltre 60 miliardi chiesti da Bruxelles. I 27 sono tutti d’accordo nell’esigere che Londra paghi la sua quota del budget 2014-2020. Anche Angela Merkel è intervenuta nel fine settimana per sottolineare che Londra deve pagare quanto deve alla Ue perché non è “una multa, ma un obbligo”.
In risposta alle accuse sull’impreparazione britannica, il rappresentante di Theresa May, David Davis, ha affermato: “Vogliamo chiudere tutti i punti dove c’è accordo” e discutere del resto. “Ma questo richiede flessibilità e immaginazione da entrambe le parti”, ha sottolineato.
Barnier resta invece inflessibile sulla necessità di risolvere i tre problemi principali con tutti i loro aspetti tecnici prima di passare a questioni commerciali.