LONDRA (WSI) – Fino a qualche settimana fa si parlava del miracolo che era riuscito a ottenere David Cameron, premier britannico, nel risolvere la contesa con l’Unione Europea sulla revisione dei trattati.
Ma a giudicare dalla bozza definitiva della riforma dell’UE, ottenuta in esclusiva da Alex Barker del Financial Times, Donald Tusk, presidente del Consiglio europeo, non è riuscito a convincere i leader dell’area a trovare un accordo comune sulle richieste di Cameron in materia di immigrazione.
Quello che ci dice il testo è che a Bruxelles oggi va in scena un summit inutile. Le differenze di veduta sulle riforme dei trattati UE sono sempre più ampie, con i funzionari britannici che hanno ammesso come il governo, per poter vedere materializzata una revisione dei testi prima del referendum di quest’estate, rischia di essere costretto a fare marcia indietro su alcuni punti.
È una corsa contro il tempo per trovare un’intesa prima del referendum di giugno sull’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea, un evento soprannominato “Brexit”. Secondo i critici delle manovre politiche di Cameron, il premier “ha fissato l’asticella molto in basso e nemmeno così è riuscito a rispettare gli impegni”.
Il direttore esecutivo della campagna a favore della “Brexit” dice che le richieste avanzate da Cameron a Bruxelles, anche se venissero accolte, non cambieranno gran che e non daranno maggiore indipendenza a Londra. L’unica opzione sicura per chi non è d’accordo con lo status quo, secondo Matthew Elliott, è votare ‘Out‘ al referendum del 23 giugno.
“Le discussioni di oggi sono inutili, anche un accordo non porterebbe i cambiamenti fondamentali che il primo ministro aveva promesso, non sistemerà le falle dell’Ue e avrà il peso legale di un contratto non firmato”.
Un eventuale fallimento al summit di Bruxelles sulla riforma dei trattat potrebbe deragliare il referendum previsto il 23 giugno sull’uscita del Regno Unito dall’UE. L’indice binario di IG dà al 67% la possibilità che non si materializzi un evento choc di Brexit.
Le fazioni che stanno conducendo le rispettive campagne per spingere a votare In e per l’Out hanno a disposizione un budget massimo di 7 milioni di sterline. L’ultima volta che il popolo britannico è stato chiamato alle urne per esprimersi sull’Unione Europea è stata nel 1975, in occasione del referendum post legislativo sulla conferma della partecipazione alla Comunità Economica Europea (CEE).
Front National apre dibattito su uscita Francia da Ue
Intanto si incomincia a parlare di “Frexit”: il partito euroscettico e populista del Front National vuole aprire dibattito su uscita della Francia dall’Ue. Il vice presidente del gruppo Florian Phillipot ha detto al Financial Times che l’idea di rimettere in questione l’integrazione nell’Unione Europea è diventata un tabù in Europa, un atteggiamento sbagliato ma comprensibile, di cui è facile capire i motivi.
“Più ne parliamo e più la gente voterà contro”. Per questo motivo, secondo uno dei leader del partito di estrema destra, le autorità non vogliono affrontare lo spinoso argomento.
La corrispondente del quotidiano britannico in Francia, Anne-Sylvaine Chassany, scrive che la fazione guidata da Marine Le Pen, “si sta fregando le mani” guardando la sfida tra Regno Unito e Unione Europea sulla revisione dei trattati.
Se Le Pen dovesse spuntarla nelle elezioni presidenziali dell’anno prossimo, tenterà di emulare Londra nel suo tentativo di rinegoziare gli accordi di partnership e appartenenza al blocco a 29. Altrimenti minaccerà di indire un referendum sull’uscita dal gruppo di uno dei fondatori dell’Europa Unita.
Il Front National spera che il dibattito sull’evento di Brexit contribuisca non solo a stimolare il dibattito anche in Francia, ma ad alimentare l’euroscetticismo nel paese, un fenomeno che andrebbe a vantaggio del partito.