Lo storico voto sulla Brexit di martedì 15 gennaio potrebbe diventare l’elemento di maggior rilevanza sui mercati nelle prossime sedute e potrebbe cambiare ancora una volta i rapporti tra Unione Europea e Regno Unito. I parlamentari hanno respinto il piano del governo con 432 voti contrari, contro 202 favorevoli.
Le premesse, per il governo britannico e per le possibilità di approvazione della bozza d’accordo sull’uscita dall’Ue, erano assai poco incoraggianti da tempo malgrado la premier Theresa May fosse riuscita a prendere tempo per provare a convincere i parlamentari. Il partito di maggioranza, quello conservatore, ha visto almeno 70 parlamentari affermare già alla vigilia la propria contrarietà al patto stretto con Bruxelles dall’esecutivo.
Questi numeri si sommano agli scettici del partito Unionista, anch’esso vicino alla maggioranza, e a tutta l’opposizione che ha dichiarato parere contrario al deal. Secondo Bloomberg ci si trova di fronte alla sconfitta parlamentare più ampia che un governo britannico abbia mai sperimentato da 95 anni. Il margine di sconfitta, infatti, ha superato i 150 voti.
A niente sembra essere servita la scelta di rinviare questa votazione, lo scorso dicembre, quando le prospettive di sconfitta per il governo erano conclamate. Nel frattempo nessuna nuova concessione dai leader dell’Unione Europea ha potuto in qualche modo ribaltare le posizioni del parlamento del Regno Unito.
Le nuovi rassicurazioni sul backstop, la garanzia sul mantenimento di un confine morbido in Irlanda, non hanno prodotto gli esiti politici sperati. “Continuerò a incoraggiare i membri di quest’Assemblea a votare per quello che ritengo sia un buon accordo”, ha affermato ieri May, “abbiamo chiesto alle persone di farlo”.
“Una Brexit con un divorzio senza accordo non è lo scenario più probabile anche se il governo perde il voto, e forse alla fine May ha ragione ad aver detto che se un voto batte il governo, è più probabile che non si ottenga una Brexit, piuttosto che una Brexit senza accordo”, ha dichiarato a Cnbc Marc Chandler, chief market strategist di Bannockburn Global Forex.
Ora le possibilità sono diverse. Innanzitutto da mercoledì 16 il parlamento potrà discutere in aula di un’eventuale mozione di sfiducia avanzata dal leader dell’Opposizione e del partito Labourista Jeremy Corbyn. Le autorità legislative hanno tre giorni lavorativi di tempo per architettare un piano di azione d’emergenza. Gli scenari che si aprono sono cinque:
- no-deal e caos relativo,
- rinegoziare l’accordo con l’Ue,
- andare a nuove elezioni (servono i voti di due terzi del parlamento),
- indire un secondo referendum perché il popolo possa esprimersi sull’accordo, ma in questo caso ci vorranno 22 settimane di tempo e pertanto bisognerebbe rimandare l’articolo 50 oltre il 29 marzo,
- Viene votata la sfiducia contro il governo.