Società

Bridgestone ai dipendenti: “Tagliatevi lo stipendio”

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ROMA (WSI) – Non hanno assolutamente intenzione di accettare, gli operai che lavorano nella fabbrica di Bridgestone di Bari.

I dipendenti sono in tutto 750 e lavorano nell’unico sito di produzione in Italia del colosso giapponese degli pneumatici. E ieri, alla riapertura della fabbrica, hanno ribadito il loro no al taglio dello stipendio chiesto dall’azienda, confermando così, come riporta il Corriere della Sera, gli scioperi di 4 ore per la giornata di oggi. Uno sciopero che è un segnale di forte protesta contro le richieste di Bridgestone, che ha chiesto ai dipendenti di rinunciare alle maggiorazioni individuali.

La richiesta è pervenuta attraverso una lettera, che è stata inviata ai 750 dipendenti da Roberto Mauro, amministratore delegato di Bridgestone in Italia, lo scorso 2 agosto, a ridosso del periodo di chiusura estiva.

“Cara collega, caro collega, senza la firma di ciascuno di voi sul documento allegato non sarà possibile proseguire il dialogo sindacale con l’obiettivo di scongiurare la chiusura dello stabilimento in una prospettiva di continuità nel gruppo Bridgestone come auspicato da te e dalla tua famiglia”.

Per gli operai il dramma si è riproposto a fine luglio, quando sono stati comunicati i dettagli del piano di Bridgestone per tagliare i costi del lavoro. Non solo la conferma di 187 esuberi, ma anche la richiesta dell’azienda di proporre tagli agli stipendi con l’eliminazione degli scatti di anzianità, dei superminimi, delle maggiorazioni sui turni.

Nelle assemblee sindacali si era arrivati più volte alla rissa, con momenti di alta tensione anche tra gli operai e i sindacati. Successivamte, attraverso un referendum interno e anonimo, la maggior parte dei dipendenti ha detto no alla proposta dei tagli degli stipendi. Alla consultazione hanno partecipato in 550, di cui il 60% ha risposto con un no molto chiaro.

Di qui, la lettera dell’amministratore delegato, che non ha sortito alcun effetto. Lo sciopero è iniziato nella giornata di ieri: uno su due operai ha incrociato le braccia (anche se la percentuale del 50% è soggetta a revisioni, in quanto si è scioperato per 4 ore ieri ma anche oggi, per tre turni, e la cifra, riportata dalla Repubblica, si riferiva solo al primo turno.

“Ci siamo trovati davanti due possibilità – si sono sfogati, intervistati dal quotidiano, i lavoratori – andar via, o rinunciare a tutti gli istituti di secondo livello: scatti di anzianità, superminimi, maggiorazioni sui turni, straordinari domenicali”. (Lna)