La polemica fra le autorità economiche tedesche e la Banca centrale europea, che ha preso posizioni forti contro il tradizionale rigore di Berlino, potrebbe essere l’inizio di un vero cambiamento nella politica delle risoluzioni degli squilibri economici all’interno dell’Eurozona. Ne è convinto il capogruppo di Forza Italia, Renato Brunetta, che non ha perso l’occasione per criticare il ministro delle Finanze tedesco, Wolfgang Schäuble, per il modello di politica economica dannosa portata avanti impunemente dalla Germania:
“Non è Draghi, come vorrebbe farci credere Schäuble, il killer dell’Europa, ma il surplus dell’economia tedesca ed è conosciuto da tutti. Che ha cominciato a essere tale con l’avvento dell’euro, con conseguenze sempre più gravi. In un’unione monetaria, il surplus di uno o più Paesi produce più danni dell’eccesso di deficit di altre economie dell’Unione. Mentre con le monete nazionali, infatti, a un aumento eccessivo del surplus delle esportazioni di un Paese segue sempre la rivalutazione della moneta di quel Paese; con la moneta unica il costo della rivalutazione ricade su tutti i Paesi. Al contrario, un rapporto deficit/Pil eccessivo produce conseguenze tendenzialmente solo per il Paese che lo genera”.
L’economista, intervenuto sul “Giornale”, ha ricordato una serie di “privilegi” che sono stati riconosciuti alla Germania: l’esclusione delle banche locali dalla vigilanza della Bce, ove “ si annida la più alta opacità e la più alta compromissorietà tra credito e potere politico locale”, oppure le eccezioni di cui cui godono, nella normativa sul bail-in, “le banche le cui insolvenze derivavano da grosse perdite su derivati”. Più in generale, l’ostilità dei tedeschi all’inflazione, secondo quello che è il pensiero ricorrente, avrebbe per lungo tempo rinviato le politiche monetarie necessarie per rivitalizzare l’economia dell’eurozona, tartassata dall’austerità.
L’ultimo elemento di grande attualità che ha nuovamente riacceso le discordie nell’ambito del recente meeting di Amsterdam fra i ministri economici dell’Unione Europea ha riguardato il cosiddetto tetto ai titoli di Stato detenuti dalle banche.
“Come si fa a dire che le banche non possono avere, come vorrebbe il ministro tedesco, oltre un certo ammontare di titoli di Stato nazionali in portafoglio”, scrive Brunetta, “quando il valore di tali titoli, quindi il loro prezzo e il loro rendimento, è dato dal mercato? Forse che, se avesse ragione Schäuble, dovrebbero avere anche una connotazione valutativa aggiuntiva legata al Paese di emissione, per cui i titoli tedeschi, magari nordici, sono migliori, al di là del loro prezzo e rendimento, di quelli degli altri Paesi, perché, ci ripugna dirlo, ariani, con tutto quel che ne consegue? Roba di cui il ministro tedesco e i suoi compagni dovrebbero vergognarsi”.