ROMA (WSI) – Primo record: siamo il paese più euroscettico, nel club della moneta unica, ed è la prima volta. Secondo record: l’Eurobarometro pubblicato da Bruxelles a ottobre dice che in Italia i pareri negativi sulla moneta unica superano quelli positivi, e anche in questo caso è la prima volta.
L’umore degli italiani è evidente, sia pur tenendo presente che la domanda centrale del sondaggio dice: «pensa che l’euro sia una cosa buona o una cattiva per il suo paese?», insomma non chiede un parere su un’eventuale uscita.
Resta il fatto che gli italiani hanno scelto «cattiva» nel 47% dei casi, «buona» nel 43% e «non sa» o «non ha deciso» per il resto del campione. Il documento tira le fila così: «in tutti i paesi dell’area euro più di metà degli interpellati pensa che la moneta unica sia una cosa buona, con l’eccezione di Cipro e dell’Italia». A prima vista, tutto torna, l’eccezione si spiega facilmente: si tratta di due paesi che hanno vissuto in maniera particolarmente pesante l’attacco al debito pubblico dell’eurozona tra 2011 e 2012, due paesi che per fronteggiarlo si sono dovuti imporre sacrifici a base di lacrime e sangue.
I paesi più in difficoltà
È?però altrettanto vero che sacrifici analoghi – in qualche caso ben più duri di quelli che ci siamo imposti in Italia – li hanno affrontati anche altri paesi: eppure in quelli la moneta unica non è percepita come un problema dalla maggioranza della popolazione. In Portogallo, per esempio, «buona» è la risposta del 50% del campione. In Spagna, dove il governo Rajoy ha imposto una cura dimagrante feroce alla spesa pubblica – togliendo, per scegliere tra le misure più impopolari, la quattordicesima ai dipendenti dello Stato – i favorevoli arrivano al 56% (appena sotto la media dell’Eurozona, che è 57). E la Grecia? Nel malato d’Europa, che durante la crisi del debito pubblico ha lasciato sul terreno due governi e ha dovuto rinunciare a gran parte delle generose elargizioni di Stato che facevano parte della tradizione, il 59% del campione sentito dall’Eurobarometro resta convinto che l’euro sia «una cosa buona», e questa è forse davvero l’altra sorpresa di questo sondaggio.
L’entusiasmo di Dublino
È forse più normale trovare un sentimento favorevole nel paese che la crisi l’ha superata, l’Irlanda, ancorché nella prima fase sembrasse il più inguaiato. Ma è difficile immaginare che gli irlandesi siano i più euroentusiasti: a Dublino i «buona» hanno raggiunto quota 76%, mettendo in fila tutti i paesi dei falchi, dal Lussemburgo (73) a scendere verso Finlandia (69, il paese di Rehn e Katainen), Germania (65) e Olanda (64). Inguaiati con l’euro, salvati con l’euro, gli irlandesi – o almeno la maggioranza di loro – sono giunti alla conclusione che non è la moneta usata per gli scambi la causa del loro male.
Tornando all’Italia, la situazione si sta anche deteriorando. I «cattiva» sono cresciuti, in proporzione, di nove punti rispetto al 2013 (a Cipro di uno solo): e anche in questo caso Cipro e l’Italia sono i due soli paesi nei quali il sentimento euroscettico è cresciuto nell’ultimo anno. Chissà se il vento della morbidezza riuscirà a farci cambiare idea: il quasi via libera alla legge di stabilità dato ieri, pochi mesi fa sarebbe stato uno stop. I numeri non tornano, ma l’Europa fredda analista di numeri ha fatto un passo in direzione della politica. Ha scelto contraddicendo le cifre: se non è troppo tardi, una buona notizia anche per l’euro.
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