A cura di Antonio Cesarano, Chief Global Strategist, Intermonte SIM
Il motto “Sell in May And Go Away” si sta rivelando valido per il momento. In generale c’è un “clima di attesa di escalation della guerra commerciale con le misure (indirette) di ritorsione cinesi che potrebbero ancora penalizzare i listini azionari”.
In Italia, “possibili ancora turbolenze sullo spread fino al 5 giugno (data delle raccomandazioni della commissione europea), ma successivamente possibile calo dello spread sotto i 250 punti base”.
- Accoglienza abbastanza buona per le aste italiane, in modo particolare per il comparto 5 anni
- Di conseguenza l’attuale livello dei BTP e spread appaiono una possibilità di entrata su un orizzonte almeno di 1 mese, vista anche la estrema povertà di rendimenti alternativi in ambito periferico e la persistenza di Bund ampiamente in territorio negativo
A livello internazionale
Il clima rimane improntato all’attesa di dove porterà l’escalation della guerra commerciale, con la Cina che sempre più esplicitamente dichiara di essere pronta a combattere fino alla fine contro gli Usa, con tanto di Anti Trade War Song che in questi giorni sta circolando sui social media cinesi, con testo scritto da un esponente governativo.
La data chiave rimane il G20 del 28/29 giugno, ma prima di allora è probabile che i due contendenti continueranno a “stuzzicarsi” a distanza, come due pugili che prima di provare a sferrare il colpo del ko iniziano a sfiancarsi con colpi all’addome.
Come già sottolineato in precedenza, è probabile che sarà soprattutto la Cina a sferrare i suoi colpi, molto più indiretti e silenziosi, finalizzati a colpire soprattutto i mercati Usa.
Da un lato c’è la minaccia di bloccare l’export di terre rare, strategiche anche per il comparto difesa Usa oltre che per il comparto auto e quello tecnologico, dall’altro i colpi bassi a base di riduzione della domanda di petrolio (e conseguente calo del greggio e delle borse Usa) oltre che di rialzo dei tassi Treasury grazie ai minori acquisti.
Non a caso ieri l’asta sul 7 anni Treasury ha registrato il più basso rapporto di copertura della domanda dal 2016. Sull’asta sul comparto decennale di qualche giorno fa le cose erano andate anche peggio: il rapporto di copertura dell’offerta era arrivato addirittura al minimo da un decennio.
L’obiettivo dei cinesi appare piuttosto chiaro: provare a far salire nelle prossime settimane i tassi sul comparto lungo/lunghissimo della curva, ossia quello a cui sono più sensibili le borse ma anche le aziende Usa che si finanziano emettendo titoli obbligazionari a lunga scadenza.
Prosegue così la metafora cui avevo accennato a inizio anno del bambino che richiede al papà un cellulare top di gamma, il papà esita, poi prova a compare un cellulare di media gamma, ma il bambino si innervosisce e chiede di più.
Fuori dalla metafora, il bambino è il mercato e il papà sono le banche centrali.
Non a caso in questi giorni, l’intensificazione delle tensioni derivanti principalmente dalla guerra commerciale, sta portando gli operatori a chiedere ben tre tagli Fed entro fine 2020. La prossima riunione Fed è il 19 giugno.
La partita sembra pertanto essere questa: il peggioramento delle condizioni macro contingenti e prospettiche, autorizza gli operatori a chiedere di più alle banche centrali e così aumenta in modo forte l’attesa sulle prossime riunioni.
La prima in ordine di tempo sarà la BCE del 6 giugno. Dall’ultimo sondaggio di Bloomberg News emerge come l’attesa degli economisti sia in media per tasso dell’operazione pari a -0,25%, ma non manca chi si spinge a chiedere un’operazione generosa come la precedente, ossia fino a -0,40%.
Dal sondaggio emerge anche un’ipotesi che potrebbe essere verosimile: la BCE il 6 giugno renderebbe noti i dettagli principali tra cui il costo, settori target e soggetti abilitati a partecipare, rimandando ad altra data la modifica del tasso negativo sui depositi, in quanto i lavori in corso richiederebbero ancora tempo.
In termini di tiraggio netto, l’operazione a calcoli fatti, porterebbe vantaggio soprattutto alle banche francesi e tedesche, mentre quelle del sud Europea sarebbero molto più interessate al rolling delle TLTRO in essere: Italia e Spagna pesano al momento per il 32% e 23% dell’ammontare in essere della TLTRO II.
Le banche italiane inoltre potrebbero avere un tiraggio netto massimo pari a circa 80 miliardi di euro, ovviamente sempre che non venga modificata la nozione dei settori target e, quindi, anche dei cosiddetti eligible loans su cui si calcola l’ammontare massimo (30%) che ciascuna banca può tirare.
Operativamente
Per le Borse continua il clima mediamente di risk off che potrebbe durare almeno fino alla prima metà di giugno, ossia poco prima del G20 di fine giugno. Al momento le performance di maggio son le seguenti.
- EUROSTOXX -6,5%
- S&P500 -5,5%
- FTSEMIB -9%
- MSCI emg mkts -9%
- MSCI world -5%
Il sell in may pertanto quest’anno si sta rivelando valido.
Il mese di giugno potrebbe registrare mediamente un clima di risk off, ma meno pronunciato mediamente rispetto a maggio, grazie all’attesa di supporto da parte delle banche centrali il 6 giugno (BCE) e il 19 giugno (Fed).
L’indice S&P 500 potrebbe raggiungere un buon livello di supporto in area 2600 punti.
Spread / Italia
Rimane in essere l’ipotesi di possibili turbolenze ma non oltre il 5 giugno, (giornata di presentazione delle raccomandazioni della Commissione europea) dopodiché potrebbe prevalere l’escalation della guerra commerciale e lo spostamento del focus sul tema guerra commerciale, che potrebbe consentire un rientro dello spread sotto i 250 pb soprattutto nella seconda parte di giugno.
L’appuntamento successivo poi sarà l’Ecofin del 9 luglio (chiamato ad esprimersi sulle raccomandazioni della commissione europea) e soprattutto l’evoluzione del quadro politico italiano.
Di conseguenza l’attuale livello dei BTP e spread appaiono una possibilità di entrata su un orizzonte almeno a 1 mese, vista anche l’estrema povertà di rendimenti alternativi in ambito periferico e la persistenza di Bund ampiamente in territorio negativo.