Continua la fase di rialzo per i rendimenti del titoli di stato della zona euro e in particolare quelli dei Btp. L’aumento ha interessato soprattutto i titoli italiani con il decennale che si è spinto fino a 1,33 e lo spread verso la Germania salito fino a 124 punti base (valori che non si vedevano da gennaio 2020).
Per ora si viaggia su livelli che, secondo gli esperti, non destano particolari preoccupazioni ma, alla luce di livelli giganteschi del debito pubblico italiano (2.651 miliardi, dati Bankitalia), basta poco per provocare scossoni sulle casse pubbliche. Ogni anno il Tesoro emette titoli per un valore intorno ai 300 miliardi di euro che vanno a rimpiazzare Bot e Btp arrivati a scadenza e quindi da rimborsare.
Btp, che cosa succede
Cosa c’è dietro il rialzo dei tassi? Come spiegano gli analisti di Mps in una nota, se da una parte la BCE sta rispettando “la parola” sugli acquisti (la scorsa settimana si è registrato un incremento degli acquisti netti tramite PEPP a 18,96 miliardi di euro da 16,29 della precedente), dall’altra i timori che un rialzo dell’inflazione possa portare l’Istituto a ridurne il ritmo, sta penalizzando i titoli periferici ed in particolare quelli italiani che fino ad ora sono stati tra i principali beneficiari.
Il trend in rialzo dei rendimenti dei Btp decennali, ha spinto i tassi di interesse nuovamente sopra la soglia dell’1%. Non succedeva dal settembre scorso. Anche lo spread, che oggi ha aperto a 122 punti, è in salita e il timore è che possa proseguire nella rimonta. Per molti piccoli investitori questo andamento significa perdite sulla parte di prezzo che tuttavia diventano reali soltanto se davvero capitalizzate prima della scadenza naturale del bond.
Rendimenti superiori ai titoli con pari scadenza greci
Intorno a mezzogiorno i rendimenti dei Btp italiani con scadenza decennale, si muovono intono a 1,1 in calo dai massimi della mattinata (1,33) ma sopra quelli di pari scadenza greci, che si attestano all’1,089.
Il sorpasso non sembra tanto dovuto ad una percezione di un rischio maggiore di chi investe in Itala rispetto alla Grecia, quanto a ragioni di natura più tecnica dettati dalla diversa “liquidità” dei due mercati.