Lo aveva detto qualche mese fa il numero uno della Bce Mario Draghi secondo cui le parole hanno creato dei danni. Il riferimento era al governo italiano e allo spread con i tassi di interesse saliti per le famiglie e per le imprese. E la riprova si è avuta nelle ultime settimane.
Dopo il balzo dei tassi e quindi degli interessi che il Tesoro italiano dovrà sborsare per finanziarsi sui mercati, con la piccola apertura attuata da Luigi Di Maio e Matteo Salvini sulla manovra, si è verificato un netto calo di rendimenti e spread. Che sono passati dai massimi ai minimi dell’ultima settimana. Un calo record di ben 80 punti base in una manciata di giorni.
In particolare a beneficiare dell’allentamento della tensione tra Roma e Bruxelles sui conti pubblici è stato il BTp a due anni che è passato dai massimi dell’ultima settimana di 1,45% ai minimi di lunedì a 0,65%. È sui Btp a scadenza biennale, scrive Andrea Franceschi sul Sole 24 Ore, che si sta scaricando il grosso della volatilità legata al rischio sovrano.
Il picco si è toccato in particolare nei momenti di massima tensione del 29 e 30 maggio quando lo scontro istituzionale tra i partiti e il Quirinale sul nome di Paolo Savona per il ministero del Tesoro provocò una fiammata record dei Btp a 2 anni balzato, nel giro di due sedute, dallo 0,3 al 2,4 per cento.
Da qui gli analisti di Ubs hanno consigliato di fare incetta di Btp.
Se prima rendimenti e spread sovrastimavano i pericoli legati alla situazione italiana, ora il rapporto rischio rendimento sui attesta su livelli più ragionevoli.