ROMA (WSI) – Attento alle esigenze degli investitori di tutte le taglie, il mercato finanziario offre un’opportunità a chi non è patito delle cedole semestrali.
È possibile infatti acquistare titoli di Stato, i Btp, senza remunerazione periodica (come i Ctz) e che quindi vengono scambiati a prezzi inferiori a 100, ma che, al contrario dei classici titoli zero coupon, possono avere scadenza anche particolarmente lunghe.
Sono i Btp «strippati», privati cioè degli interessi semestrali, che consentono di incassare, a distanza di anni, un valore sensibilmente superiore a quello inizialmente investito. Nel caso dei Btp si arriva allo zero coupon attraverso un processo che consiste nella separazione delle componenti cedolari (strip) dal valore di rimborso di un titolo (mantello).
Esempio
Facciamo un esempio: all’investitore che desidera crearsi un capitale a scadenza, versando ora poco meno di 14 mila euro, si presenta la possibilità di incassarne 50 mila al lordo della ritenuta (circa 45.500 al netto dell’imposta del 12,50%), a febbraio 2039. L’accredito sarà automatico. Non sarà necessario, infatti, reinvestire le cedole che maturano, perché il flusso per interessi non è previsto. La rivalutazione del capitale investito, dunque, sarà di circa tre volte (vedi tabella).
L’aspetto negativo di questa tipologia di strumenti è proprio la mancanza del flusso cedolare. Una parte consistente di risparmiatori sceglie titoli di Stato o societarie per allargare il ventaglio delle entrate. Accanto allo stipendio o alla pensione poter incassare una somma ulteriore rappresenta un’opzione interessante. Chi reinveste la liquidità generata dai titoli, infatti, rappresenta ancora oggi la minoranza dei risparmiatori.
I Btp senza cedola nascono con il contributo di più Btp con cedola, con diversi flussi per interessi ma medesima scadenza. Si tratta di un aspetto tecnico che all’investitore non crea alcun tipo di problematica. Lo strumento «strippato» ha infatti una propria vita, a prescindere dai titoli da cui discende.
L’attività che ha luogo nel mercato secondario su questi strumenti è decisamente inferiore a quella che caratterizza i Btp tradizionali. È quindi consigliabile fissare un prezzo massimo d’acquisto, in accordo con il proprio intermediario, per evitare che l’operazione non finisca per penalizzare il rendimento futuro.
Per valutare quanto sia il risparmio che l’investitore ottiene, nel momento in cui decide di immettere in portafoglio un’emissione governativa privata del flusso cedolare, sarà interessante valutare alcuni esempi.
Il Btp con cedola lorda 3,75% e scadenza primo agosto 2021 viene scambiato a circa 100,30, ma il costo complessivo, comprensivo del rateo interessi, è pari a circa 102,10, per un rendimento lordo del 3,72%. Il titolo senza cedole viene scambiato a circa 74,40 per un rendimento lordo pressoché identico. Volendo acquistare un valore nominale di 10 mila euro, si spenderebbero circa 7.400 euro, per il Btp senza cedole e circa 10.200 per quello tradizionale. Se il riferimento fosse all’emissione con scadenza 1 novembre 2023, per 10 mila euro di valore nominale l’investimento sarebbe di circa 6.300 e poco meno di 14.000, rispettivamente.
Quantità
Quanti averne? Dipende come sempre dal profilo di rischio. In ogni caso, un peso che oscilli tra il 15 e il 20% del portafoglio rappresenta un livello accettabile per i titoli di Stato italiani nel complesso. E in questa percentuale dovrà rientrare anche l’eventuale presenza di Btp senza cedole.
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