Il piano di spesa pubblica federale dell’amministrazione Trump sarà presentato fra poche ore, ma il primi dettagli sono già stati diffusi: i tagli saranno complessivamente di 3.600 miliardi di dollari nel corso di dieci anni, concentrati soprattutto nell’ambito dell’assistenza sociale e sanitaria. La maggior parte delle riduzioni, in particolare, si riferiscono ai 1.700 miliardi che verranno rimossi dai programmi Medicaid (il progetto sostegno alle spese sanitarie per i meno abbienti), i buoni pasto e i prestiti federali in favore degli studenti.
In crescita, al contrario le spese militari, che aumenteranno di altri 25 miliardi di dollari nel corso del prossimo anno fiscale.
Come ampiamente anticipato, l’altra “vittima” porta il nome dell’Agenzia per la protezione ambientale (Epa). Il Budget director Mick Mulvaney ha definito la proposta sul tavolo come un “taxpayer-first budget”, ovvero un piano che favorisca coloro che pagano le tasse (il sottotesto è che la compassione verso gli ultimi non è stata, evidentemente, la priorità della proposta).
Le mosse delineate hanno raccolto il favore dei conservatori, come testimoniano i commenti del think-tank Heritage Foundation, che hanno definito “un buon inizio” questo piano di spesa in quanto “Medicare e Social Security sono i principali driver della crescente spesa e del debito pubblico”.
Il piano della Casa Bianca è tagliare la spesa e le tasse nella speranza che il rialzo del Pil riduca il deficit sino a raggiungere il pareggio di bilancio entro il 2027, ha aggiunto Mulvaney. Il taglio fiscale sui redditi delle aziende porterebbe l’aliquota dal 25 al 15%, cui si aggiungerebbe uno sfoltimento delle aliquote anche per le persone fisiche (da sette scaglioni a tre).
Sono molti gli esperti che hanno mostrato un forte scetticismo sull’efficacia del piano in termini di riduzione del debito. A tali critiche, Mulvaney ha risposto che esse sono pessimiste nei confronti dell’America, sottovalutando le possibilità della strategia di Trump, il cui obiettivo è arrivare a una crescita del Pil al 3% annuo.