New York – Stabilire immediatamente una soglia minima di tasse per i più ricchi di America, pari al 30%. Esattamente, su redditi che vanno tra $1 milione e $10 milioni. Superati questi livelli, la tassazione dovrebbe essere del 35%. Il consiglio rivolto al Congresso degli Stati Uniti arriva direttamente da Warren Buffett, l’investitore di fama internazionale noto i cui consigli sono seguiti in tutto il mondo.
Buffett rinnova la sua battaglia contro le lobby, da cui negli ultimi anni ha sempre preso le distanze. E lo scrive direttamente in un editoriale pubblicato sulle pagine del New York Times. “Una regola semplice come questa (imporre appunto una soglia minima sulle tasse che i ricchi dovrebbero pagare) bloccherà gli sforzi di quei lobbisti, avvocati e rappresentanti del Congresso avidi dei soldi dei contribuenti, volti a tenere le tasse che pagano i ricchi ben al di sotto di quelle imposte a gente che ha un reddito che è solo una frazione, rispetto al nostro”.
La battaglia di Buffett è giunta dunque al secondo atto dopo che, nell’agosto del 2011, il guru di Omaha si scagliò contro gli eccessivi benefici fiscali di cui godono i super ricchi degli Stati Uniti. Allora, fece un esempio più che indicativo tra il carico fiscale che pendeva su di lui, e quello che pendeva sulla sua segretaria, decisamente più elevato.
Riguardo al timore che tasse più alte frenerebbero gli investimenti, Warren Buffett così scrive: “Tra il 1951 e il 1954, quando le tasse sui guagagni in conto capitale erano del 25% e quelle sui dividendi raggiunsero in casi estremi il 91%, ho venduto azioni e le cose sono andate piuttosto bene. Negli anni compresi tra il 1956 e il 1969, il tasso marginale scese lievemente, ma era ancora ben alto, pari al 70%, mentre le tasse sui guadagni in conto capitale salirono al 27,5%. Al momento, gestivo fondi per gli investitori. E nessuno menzionò le tasse come una ragione per rinunciare alle opportunità di investimento che offrivo”.
Buffett continua nel suo editoriale: “Sotto quelle pesanti tasse, in più, sia l’occupazione che il pil salirono in modo sostenuto. E a guadagnare furono sia la classe media che i ricchi”.
Insomma, tasse o non tasse, secondo Buffett – che è al terzo posto nella classifica dei più ricchi del mondo – i Paperon de Paperoni Usa continueranno a investire.
D’altronde, “abbiamo molto da investire. Secondo Forbes 400, i più ricchi di America hanno raggiunto un patrimonio quest’anno pari a $1.700 miliardi: è una cifra superiore a cinque volte i $300 miliardi del 1992″. Ma negli ultimi anni, la mia gang ha lasciato la classe media nella polvere”.