Economia

Buoni fruttiferi postali prescritti: quando si ha diritto al rimborso

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A finire sul banco degli imputati, questa volta, sono i buoni fruttiferi postali. Attraverso una recente sentenza, il Tribunale di Parma ha riconosciuto la responsabilità di Poste italiane, la quale non ha provveduto ad informare in maniera corretta i risparmiatori relativamente alla durata proprio dei buoni fruttiferi postali.

Questa è, in estrema sintesi, la motivazione per la quale l’ente dovrà risarcire due consumatori, che si erano rivolti direttamente a Confconsumatori. Ma cerchiamo di comprendere nel dettaglio cosa sia accaduto.

Buoni fruttiferi postali, scatta l’obbligo di rimborso

Sotto la lente d’ingrandimento delle associazioni di consumatori e dei giudici sono finiti i buoni fruttiferi postali. Una recente ordinanza emessa direttamente dal Tribunale di Parma, infatti, ha stabilito che i risparmiatori, che siano in possesso di uno o più buoni fruttiferi postali, hanno il diritto a ottenere il risarcimento per i danni patiti a seguito della mancata consegna, da parte di Poste Italiane, del Foglio Informativo analitico. Questo documento è necessario ed indispensabile per far conoscere agli investitori le condizioni dei buoni che sono stati sottoscritti. Tra le informazioni più importanti che vi sono contenute, vi è anche la durata dell’investimento.

Ma andiamo ad analizzare questo caso specifico e cosa ha portato il Tribunale di Parma a prendere questa decisione. Nel corso del mese di novembre 2021, due risparmiatori – una madre ed un figlio – avevano ereditato quattro buoni fruttiferi postali a termine, che facevano parte della serie 18P, con scadenza 18 mesi. Il loro valore complessivo era di oltre 15.000 euro ed erano stati acquistati nel corso del 2006.

Madre e figlio, consapevoli del fatto che i due buoni erano ormai prescritti, hanno deciso di contattare la filiale di Poste italiane presso la quale erano stati acquistati. I due hanno chiesto il risarcimento del danno, che consisteva nel capitale originariamente investito, senza che fosse mai stato consegnato il Foglio Informativo Analitico. Questo documento avrebbe permesso di venire a conoscenza dell’effettiva scadenza.

La risposta di Poste Italiane

Madre e figlio, dopo aver inviato un reclamo direttamente all’attenzione dell’ufficio postale e aver ottenuto una risposta negativa circa la possibilità di poter essere risarciti, si sono rivolti direttamente allo sportello Confconsumatori Parma. A questo punto il legale Grazia Ferdenzi ha presentato un ricorso direttamente al Tribunale di Parma. L’intento era quello di accertare le eventuali responsabilità di Poste Italiane, rispetto al dovere di informazione verso la clientela. Ma soprattutto per chiedere la condanna al risarcimento del danno subito dai due risparmiatori, causato proprio dalla mancanza del Foglio Informativo Analitico.

L’associazione spiega che, a questo punto, il Tribunale ha riconosciuto il diritto dei risparmiatori ad essere risarciti, ma soprattutto ha confermato che, nel momento in cui venivano consegnati i buoni fruttiferi postali, Poste italiane avrebbe dovuto anche consegnare il foglio Informativo analitico ai clienti. La consegna di questo documento, infatti, è stata imposta da un decreto ministeriale fin dal 2000. L’ente avrebbe violato il principio generale di correttezza e buona fede, oltre che il dovere di diligenza professionale, da cui deriva la condanna al risarcimento dei danni subìti dai risparmiatori, pari al capitale investito.

Una decisione molto importante – commenta l’avvocato Grazia Ferdenzi – perché con questo principio viene estesa la tutela dei titolari di tutti quei buoni postali fruttiferi, caduti in prescrizione a causa della mancata consegna del Foglio Informativo Analitico, che potranno chiedere ed ottenere il risarcimento dei danni patiti a causa del comportamento omissivo e della condotta non professionalmente diligente posta in essere da Poste Italiane.