Economia

Burnout, il 76% dei lavoratori ne ha sperimentato almeno un sintomo

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Un sintomo di burnout è stato sperimentato da almeno il 76% dei lavoratori e delle lavoratrici, mentre ad una persona su cinque è stato diagnosticato. Questi sono i dati che emergono da una ricerca commissionata da Mindwork, società specializzata in consulenza psicologica online a BVA Doxa.

In vista della Giornata Mondiale per la Salute Mentale la società ha voluto indagare, in maniera approfondita, il benessere psicologico dei lavoratori italiani.

Il burnout colpisce trasversalmente

Presentati i dati di una ricerca sul burnout effettuata in occasione della Giornata Mondiale per la Salute Mentale: Mindwork – grazie all’aiuto di BVA Doxa – ha voluto indagare sul vissuto, sui bisogni e sui desiderata dei lavoratori italiani. Dallo studio emergono dei dati preoccupanti: almeno il 75% dei lavoratori (uomini e donne indistintamente) ha sperimentato almeno uno dei principali sintomi di burnout. La percentuale risulta essere in crescita del 14% rispetto allo scorso anno.

Tra i principali sintomi del burnout ci sono:

  • sensazione di sfinimento;
  • calo dell’efficienza lavorativa;
  • aumento del distacco mentale;
  • cinismo rispetto al lavoro.

Il sintomo più diffuso risulta essere lo sfinimento; mentre per la Gen Z risulta essere il calo dell’efficienza lavorativa (58%).

Non meno preoccupanti, invece, sono i dati relativi all’effettiva diagnosi di burnout: a riceverla è stata una persona su cinque. Anche a fronte di una vera e propria diagnosi, i diretti interessati continuano ad avere difficoltà ad assentarsi dal lavoro e a prendersi cura di sé, soprattutto tra i blue collar. Tra questi solo e soltanto il 19% ha effettuato più di cinque giorni di assenza dal lavoro. Tra i white collar la percentuale sale al 55% e tra i dirigenti al 62%.

Vita personale e lavoro

Più della metà (il 58%) delle persone che in qualche modo sperimenta un malessere psicologico nella propria vita personale, lo vive anche sul lavoro. E viceversa. Una persona su due ha dichiarato di soffrire ansia ed insonnia per vari motivi legati al lavoro. Almeno una persona su due sperimenta delle condizioni di stress elevato: questo dato appare più critico per quanti hanno dei ruoli dirigenziali (la percentuale arriva al 61%)

L’ambiente di lavoro – ed in questo caso vengono confermati i dati del 2022 – risulta essere quello meno adatto dove riuscire ad esprimere il proprio malessere rispetto al contesto familiare (41%). Quasi la metà delle persone sentite per effettuare la ricerca afferma di aver lasciato il lavoro per dei motivi di malessere emotivo durante la propria carriera (54%). Questo fattore risulta essere particolarmente evidenziato per la Gen Z e per i Millennials, per i quali la percentuale arriva a sfiorare rispettivamente il 66% ed il 59%.

Nel contesto che viviamo caratterizzato da crisi multiple i giovani risultano essere i più colpiti dal punto di vista emotivo – spiega afferma Mario Alessanda, Fondatore e Amministratore Delegato di Mindwork -. Inoltre, appaiono i più sensibili ai cambiamenti che caratterizzano la nostra epoca, in termini climatici, geopolitici e di etica del progresso tecnologico. E le aziende hanno la grande opportunità e la responsabilità di fare scelte etiche e inclusive della sfera psicologica, non solo perché è giusto farlo, ma perché solo così garantiranno la loro stessa sostenibilità, riuscendo ad attrarre e trattenere i migliori talenti.

Il benessere psicologico

Il 96% dei lavoratori – stiamo quindi parlando di almeno nove persone su dieci – ritengono che sia essenziale la promozione del proprio benessere psicologico da parte dell’azienda. Non è presente alcun tipo di supporto, però, nel 67% delle organizzazioni italiane. Quando risulta essere presente, viene considerato positivamente dal 51% dei lavoratori che appartengono alla categoria dei blue collar. Cresce il numero di persone che valuterebbero positivamente la messa a disposizione del servizio di supporto psicologico (73%), più precisamente relativamente ai white collar (76%) e blue collar (79%).

Significativo un dato che riguarda i caregiver: l’88% degli intervistati afferma che questo ruolo ha un impatto considerevole sul proprio benessere psicologico. Sei persone su dieci spiegano di avere la necessità di un supporto da parte dell’impresa per gestire la meglio il proprio ruolo (59%), anche se solo il 20% afferma che sente di riceverlo.