Bye bye Italy: Domino’s Pizza chiude tutti i punti vendita. Perchè lascia il nostro paese
Chiudono le serrande dei punti vendita in Italia di Domino’s Pizza. La catena di pizzerie statunitensi nel nostro paese dal 2015, aveva aperto una serie di punti vendita sparsi tra Milano, Torino, Bergamo, Bologna, Roma, ed il Veneto.
La pizza americana intendeva conquistare i clienti con ingredienti “puramente italiani”, tra cui “salsa di pomodoro e mozzarella al 100% e prodotti come il prosciutto di Parma, il gorgonzola, il grana padano e la mozzarella di bufala campana”, come ha riferito all’epoca la società alla CNBC.
Nel 2020, poco prima dello scoppio della pandemia, EPizza, la società con sede a Milano che deteneva i diritti di franchising per la gestione del marchio aveva dichiarato di voler aprire 880 sedi entro il 2030. In quell’anno EPizza gestiva direttamente 23 negozi in Italia, mentre altri 6 erano organizzati in sub-franchising. Poi l’aumento della concorrenza ha danneggiato i suoi negozi, secondo i documenti depositati in aprile presso il tribunale fallimentare italiano e anche «la pandemia legata al Covid-19 e le successive e prolungate restrizioni hanno pesato sull’attività», ha dichiarato la società nei documenti. In una relazione sugli utili dello scorso anno, la società responsabile dei franchising Domino’s italiani ha citato “livelli significativamente aumentati di concorrenza nel mercato delle consegne di cibo” per le sue scarse prestazioni, come riporta Bloomberg.
I mercati europei più redditizi per Domino’s sono il Regno Unito, con 1.169 negozi, e la Francia, con 457, a gennaio 2022, secondo l’ultimo rapporto annuale dell’azienda, il cui più grande mercato internazionale è l’India, con ben 1.495 punti vendita.
Nell’ambito di una procedura concorsuale, spiega il Financial Times, è stata concessa una protezione giudiziaria di 90 giorni dai suoi creditori, che ha impedito loro di chiedere rimborsi o sequestrare i beni aziendali, scaduta il mese scorso. Così a soli sette anni dal suo debutto a Milano, Domino’s Pizza dice arrivederci all’Italia. Il gigante del fast food ha chiuso l’ultimo dei suoi 29 negozi nella Penisola dopo aver faticato a prendere piede nel Paese e gli italiani si sono dimostrati difficili da conquistare per la catena americana.
L’uscita dell’azienda dall’Italia è stata accolta con entusiasmo su Twitter, dove gli utenti hanno deriso Domino’s anche solo per aver tentato di stabilire un punto d’appoggio nella patria della pizza.
Domino’s Pizza: un po’ di storia
Fondato nel 1960 dai fratelli Tom e James Monaghan, Domino’s Pizza è negli Usa un colosso della ristorazione quotato a Wall Street. Nel 1998 il fondo di private equity Bain Capital rilevò il 93% della società per una cifra vicino al miliardo di dollari.
L’ex amministratore delegato di Domino’s Patrick Doyle, che ha diretto le attività internazionali dal 1999 al 2004, nel 2016 ha dichiarato agli investitori che avrebbe alzato gli occhi al cielo quando all’interno dell’azienda si parlava di espansione in Italia. Ma alla fine la catena di pizzerie decise che se voleva essere una “grande e coraggiosa azienda di pizza”, doveva portare la sua attività in Italia. “Non ci aspettiamo di sostituire tutto il consumo di pizza in Italia con Domino’s, ma onestamente dobbiamo ottenere poche occasioni da ogni cliente”, ha detto Doyle. “Il consumo pro capite è così elevato che se riusciamo a ottenere poche occasioni da ogni cliente possiamo avere un business molto interessante in Italia”.
Doyle ha anche detto che all’epoca capiva che il tentativo di lanciare l’attività nella capitale mondiale della pizza comportava dei rischi. “Stiamo anche andando lì con umiltà, giusto? Sappiamo che si tratta del lancio di Domino’s in Italia”, dichiarò Doyle. Il resto è storia.
Poche settimane fa la società ha alzato il velo sui conti trimestrali. “Posso dirvi che nessuno alla Domino’s è soddisfatto dei nostri recenti risultati”, ha dichiarato l’amministratore delegato Russell Weiner agli analisti durante una conference call.
Nel secondo trimestre, le vendite sono diminuite sia in patria che all’estero. Negli Stati Uniti sono state danneggiate dalla riduzione dell’orario di lavoro di alcune sedi a causa della carenza di rider. Per far fronte alle difficoltà del servizio clienti, circa il 40% dei ristoranti Domino’s statunitensi sta utilizzando call center per prendere gli ordini, in modo che i lavoratori possano concentrarsi sulla preparazione e sulla consegna delle pizze. L’utile netto nel periodo di tre mesi conclusosi il 19 giugno è stato di 102,5 milioni di dollari, o 2,82 dollari per azione, in calo rispetto ai 116,6 milioni di dollari, o 3,06 dollari per azione, dell’anno precedente.