a cura di Andrea Dell’Acqua
A poco meno di due settimane dalla fine del calciomercato proverò a riassumere in modo molto conciso alcuni principi relativi i bilanci delle società di calcio.
Come per tutte le attività, il documento viene redatto secondo quanto previsto dagli articoli del Codice Civile (art. 2423 e segg.) ma, vista la natura del tutto particolare di questo tipo di società, i principi sono integrati dalle Raccomandazioni Contabili della FIGC che rappresentano il collegamento tra la disciplina civilistica e la normativa federale, nonché dalle disposizioni emanate dalla Co.Vi.Soc. (Commissione di Vigilanza delle Società di calcio). Per le società quotate in borsa (oggi Juventus FC, AS Roma e SS Lazio) si aggiunge l’obbligo della redazione del bilancio secondo i principi internazionali IAS e IFRS.
I diritti televisivi rappresentano la principale fonte di ricavo delle società di calcio (iscritti ad Altri Ricavi e Proventi). Sono negoziati e oggetto di ripartizione sulla base di determinate variabili (a titolo esemplificativo risultati sportivi ed importanza del club).
Le altre voci che concorrono alla formazione del fatturato di una società calcistica sono: abbonamenti e biglietti; sponsorizzazioni; merchandising (e licencing del marchio); e plusvalenze derivanti dalla cessione delle prestazioni sportive dei calciatori di proprietà.
Per contro, la voce principale di costo è rappresentata dagli stipendi dei calciatori e del personale. Non a caso tra gli indicatori di monitoraggio previsti dalla FIGC per il controllo dell’equilibrio economico finanziario troviamo l’Indice di Costo del Lavoro Allargato che è teso a misurare quanta parte dei ricavi è assorbita dal costo del lavoro nel quale sono considerati tutti i costi per il personale e gli ammortamenti dei calciatori (in modo molto semplice la quota di ammortamento è determinata dal costo d’acquisizione comprensivo degli oneri accessori suddiviso per gli anni di contratto). Il massimo consentito dalla Federazione per questo rapporto è di 0.9.
Aggiungo che se il costo storico di un calciatore è maggiore del suo valore di mercato, al netto di ammortamenti e perdite di valore, la società dovrebbe provvedere ad iscrivere una svalutazione a bilancio.
Ne deriva ragionevolmente che se un giocatore è venduto ad un ricavo superiore al valore di bilancio, si genera una plusvalenza (se acquisito a parametro zero una sopravvenienza attiva). In caso contrario si genererà una minusvalenza.
Le attività di calciomercato tra squadre della stessa Lega vengono regolate nella cosiddetta stanza di compensazione, attraverso l’accensione di conti trasferimento appositamente aperti nei quali vengono accreditati solo i saldi attivi sulla base dello specifico mandato conferito alla Lega in sede d’iscrizione al campionato da parte della singola società.
Concludo con un breve cenno sul FFP (Financial Fair Play) della UEFA. Entro la stagione 2020/2021 il pareggio di bilancio sarà una condizione obbligatoria per la partecipazione alle competizioni internazionali.
Per rispettare il Break-even Rule i club dovranno avere costi del personale non superiori al 70 % dei ricavi (esclusi emolumenti a giocatori under 18); avere nell’esercizio ricavi netti superiori ai debiti netti; non avere debiti scaduti nei confronti di altre squadre, dei dipendenti e dell’erario (per contributi).
L’obiettivo delle autorità calcistiche è dunque quello di avere una sostenibilità economico-finanziaria nel lungo termine da parte dei club, anche al fine di preservare la protezione dei creditori societari, siano essi per esempio i dipendenti o gli organismi previdenziali.