Se il Regno Unito non riesce a raggiungere un accordo che garantisca il reciproco accesso ai rispettivi mercati alle condizioni tariffarie attuali, il danno per le esportazioni italiane sarà di 4 miliardi di euro. Lo ha fatto sapere il ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda, nel giorno in cui i negoziati sulla Brexit riprendono il filo.
“Non è che se abbiamo la rottura con il Regno Unito moriamo. Va evitata, ma non a qualunque costo”, se l’accordo venisse raggiunto con un accordo di libero scambio sul modello norvegese (Efta) il danno sarebbe limitato a 350-370 milioni di euro ha aggiunto il ministro.
“Il danno sarebbe di 4 miliardi nel caso che si vada verso nessun accordo, con una rottura profonda” ha dichiarato Calenda a Reuters; nel complesso l’export italiano è stato di 22,5 miliardi nel 2016, con un saldo di 11,5 miliardi a favore dell’Italia, che esporta più di quanto importa da Londra. Sul fronte degli investimenti esteri diretti in entrata (Fdi) l’Italia ha impegnato 36 miliardi di euro, contro i 22 che il Regno Unito ha destinato al nostro Paese.
Finora i colloqui sulla Brexit sono stati del tutto infruttuosi dal punto di vista dell’accordo finanziario che Londra deve a Bruxelles, un conto che potrebbe essere miliardario. L’Unione Europea vorrebbe 60 miliardi di euro, ma circa un terzo di tale cifra sarebbe disponibile secondo i negoziatori del governo May: posizioni assai distanti.
Il negoziato riparte il 9 novembre nella capitale belga.