NEW YORK (WSI) – Il trend al ribasso imboccato dal prezzo del greggio sembra, almeno per il momento, tutt’altro che vicino alla fine. Oggi il contratto sul Brent è scivolato sotto la soglia dei 28 dollari al barile, aggiornando i minimi dal 2003.
L’arrivo sul mercato del greggio iraniano, risultato della cancellazione delle sanzioni contro Teheran, deprime ulteriormente un mercato che già da tempo fa i conti con un eccesso di produzione.
A circa due anni dell’inizio della fase discendente, sembra dunque che il calo dei prezzi del petrolio sia diventato un elemento strutturale con il quale i mercati dovranno fare i conti.
A questo proposito, alcuni analisti fanno notare che se la reazione delle Borse, fortemente correlata in negativo con i movimenti del greggio potrebbe col tempo divenire meno marcata in caso di stabilizzazione dei prezzi energetici, la relazione calo greggio e titoli di Stato appare molto più chiara.
Secondo quanto ha riferito Kornelius Purps, strategist di UniCredit, al Sole 24 Ore, i rendimenti del Bund e le quotazioni del Brent vanno a braccetto e “la debolezza del petrolio creerà uno scenario a sostegno dei titoli di Stato almeno per i prossimi tre mesi”.
Il motivo è da ricercarsi nel fatto che l’impatto sull’inflazione di un crollo strutturale dei prezzi energetici potrebbe indurre sia la Bce a nuove misure di stimolo, sia la Federal Reserve a rallentare la temuta stretta.