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Calo petrolio, in fumo $1.500 miliardi di investimenti

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NEW  YORK (WSI) – Crollano i prezzi del petrolio, rendendo futuri investimenti in progetti energetici, per un valore di mille miliardi e mezzo di dollari, del tutto antieconomici.
A rilevarlo uno studio di Wood Mackenzie, società che si occupa di consulenze energetiche la quale ha calcolato che sono stati tagliati finora 220 miliardi di dollari di investimenti, circa 20 miliardi di dollari di più di quanto stimato due mesi fa.

Una riduzione degli investimenti globale che porta a paragonare il crollo dei prezzi del greggio dalla scorsa estate fino ad oggi, alla recessione avvenuta a metà degli anni ’80. Il crollo del greggio è il risultato di un indebolimento della domanda cinese, nonché del record di produzione degli Stati Uniti e della decisione dell’Arabia Saudita di non tagliare la produzione.
Il Brent è sceso al punto più basso negli ultimi 6 anni, dopo le turbolenze del mese di agosto, esso è attualmente pari a 47,47 dollari al barile contro i 115 dollari al barile di giugno.Numeri che si riflettono sulla capacità di realizzare nuovi progetti e investimenti. Come dice nel suo rapporto Wood Mackenzie, saranno circa 12 i nuovi progetti che saranno approvati quest’anno, 10 massimo 11 nel 2016, a fronte di una media annuale di 50-60.
Le aziende più colpite saranno quelle che forniscono servizi petroliferi, appaltatori che hanno alle loro dipendenze migliaia di lavoratori e che gestiscono grossi impianti di perforazione. Mentre i grandi gruppi petroliferi e del gas cercano di ridurre i costi dopo anni in cui hanno sperperato risorse con stipendi altissimi e prezzi alle stelle. Ora la parola d’ordine è risparmio.
Tuttavia, rivela sempre Wood Mackenzie, un prolungato periodo di prezzi bassi del petrolio per un certo numero di anni potrebbe essere necessario per apportare quei profondi cambiamenti urgenti per quanto riguarda i costi del settore petrolifero. Infine, conclude la società, il prezzo del petrolio aumenterà notevolmente dal 2017 e ci potrebbe essere il reale rischio di un ritorno della pressione dei costi di inflazione.