di Lorenzo Daglio ed Emanuele Furlan*
Venerdì caratterizzato da ampia volatilità sul mercato valutario, complici i dati occupazionali provenienti dagli States, che sono visti sempre con particolare attenzione dagli operatori. Il tasso di disoccupazione americano rimane al 4,5 per cento con un incremento delle buste paghe del settore non agricolo a 132mila rispetto alle attese di 120mila. Il precedente dato era 190mila; ottime notizie dal comparto pubblico, che è stato, almeno nella lettura di ieri, il motore trainante del settore occupazionale. L’economia americana è in soft landing, anche se l’atterraggio si sta rivelando più “morbido” del previsto, perlomeno secondo i dati pubblicati nell’ultima settimana. Incertezza persistente sulle pressioni inflattive dimostrate anche dal dato inerente l’average hourly earnings, che è cresciuto dello 0,3 per cento con una media oraria di 17,38 dollari. Il cambio euro/biglietto verde ha continuato la scia iniziata nel tardo pomeriggio di due giorni fa, spingendosi sino a un minimo 1,3568, per poi invertire rotta con un ampio pull-back. Non è la prima volta che questo rate ci sta abituando a particolari fasi altalenanti, caratterizzate da bruschi movimenti senza prendere un controtrend definito. Insomma, il trend di lungo periodo rimane favorevole alla divisa europea; è come se il mercato ignorasse la positività dei dati fondamentali americani o comunque ne tenesse conto in un time ristretto. Tecnicamente si registra su un weekly-chart un minority bull-trend che sta avvicinandosi verso la banda superiore di Bollinger posta verso quota 1,37. Anche leggendo lo stesso chart con un Eliott-mode sembra che il currency rate sia entrato nella settima “onda” rialzista, situazione che farebbe presagire un ultimo movimento contro il trend principale. L’individuazione della fine di tale onda potrebbe verificarsi testando i top assoluti, per poi retrocedere verso supporti significativi; a riguardo la prossima settimana potrà indicare importanti conferme tecniche. Nel contempo bisogna tenere presente che a sfavore del greenback gioca l’oro nero, che ha raggiunto nuovi high. Intanto continua la debolezza della valuta nipponica in concomitanza di un abbassamento dell’avversità di rischio e di mancanza di dichiarazioni operative e non teoriche da parte della Bank of Japan. La prospettiva congiunturale giapponese rimane buona e, stando alle previsioni di economisti e addetti ai lavori, la BoJ potrebbe alzare il rate allo 0,75 per cento contro un attuale 0,5 per cento. In un clima tutt’altro che definito il dollaro/yen ha incorniciato il quarto giorno consecutivo di rialzo, portandosi a un massimo relativo di 123.55 yen per dollaro.
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