Londra – Non sono solo crisi del debito e rallentamento di Cina e Stati Uniti a frenare l’economia. I cambiamenti climatici causati dal surriscaldamento globale portano fame e povertà: stanno rallentando la produzione economica del 1,6% ogni anno.
E’ questa la tesi nuda e cruda contenuta nel rapporto che verrà presentato oggi a New York in occasione del Forum sui cambiamenti climatici. E’ stato commissionato da 20 governi e dipinge un quadro a tinte scure, perché anche se non è la crisi del debito sovrano, è quasi peggio.
In particolare i ricercatori che hanno lavorato al report sono convinti che il danno sarà senza precedenti per la società. “Non agire sui cambiamenti climatici costa già l’economia mondiale 1,6 per cento del Pil mondiale pari a 1,2 trilioni di dollari”, osservano.
“Temperature sempre più alte e inquinamento sono destinati a raddoppiare velocemente, erodendo il Pil del 3,2% entro il 2030”. Se però aziende e governi decideranno di spendere energie e individuare le cause che stanno provocando tutto questo i benefici non tarderanno ad arrivare e saranno condivisibili in tutto il mondo.
A differenza di quanto si pensa non saranno, infatti, solo i Paesi poveri a subire questo scenario. La situazione si ripercuoterà soprattutto su quelli industrializzati. In meno di 20 anni la Cina potrebbe vedere andare in fumo oltre 1,2 miliardi di euro; l’America il 2% del Pil; l’India oltre il 5%. “Dietro queste statistiche – avverte Jeremy Hobbs, direttore generale dell’associazione umanitaria Oxfam International – ci sono le storie di famiglie reali e comunità, per i quali i cambiamenti climatici significa mettere i bambini a letto con lo stomaco vuoto”.