Economia

Cambiare e innovare senza perdere l’identità

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di Sandra Riccio

Il 2020 apre le porte a un decennio ricco di sfide per il settore bancario. Mai finora il comparto è stato scosso da cambiamenti così disgreganti e pervasivi come quelli che sono in arrivo nei prossimi anni. La lista di minacce all’orizzonte è lunga e va dagli effetti dell’impatto delle tecnologie emergenti, ai cambiamenti nel mondo del lavoro, al tema demografico, fino ai cambiamenti climatici e al rischio di una giapponesificazione dell’economia con bassa crescita, inflazione ridotta e tassi d’interesse a zero.
La prospettiva è però anche di tante opportunità che nasceranno dalle nuove trasformazioni e che il mondo delle banche dovrà essere capace di cogliere in tempo. In gioco c’è la sopravvivenza di molte realtà del comparto. Le forze dirompenti che stanno agendo in contemporanea sul settore svilupperanno una selezione naturale, con la scomparsa di molti istituti.

In testa alla lista delle minacce più pressanti c’è sicuramente quella della tecnologia. L’unione di soluzioni di cui si parla molto, come la blockchain e il machine learning, con alcune tecnologie emergenti ancora poco applicate, come il calcolo quantistico, potrebbe creare nuovi pericoli.
Un altro aspetto in primo piano è poi quello dei cambiamenti climatici. Si tratta di un fattore che costringerà le banche a ridefinire le proprie priorità nel ruolo che ricoprono all’interno della società e a sacrificare i guadagni a breve termine per puntare di più sulla sostenibilità che però è un tema di lungo periodo.


Dove sta andando il mondo delle banche?
È difficile fare previsioni certe. In ogni caso, alla fine del processo in corso, le banche saranno molto diverse da come le conosciamo oggi.
“Sarà diverso il modo di fare banca – spiega Paolo Gianturco, senior partner di Deloitte responsabile FinTech -. Gli istituti saranno più aperti, offriranno servizi più trasparenti e accessibili in tempo reale ma saranno anche più intelligenti e su misura del cliente, tanto da essere profondamente integrati nella vita di tutti i giorni”. Sarà una rivoluzione profonda ma mentre da un lato il modo di fare banca sarà radicalmente mutato, dall’altro lato il ruolo delle banche sarà rimasto identico a prima.
“Nonostante le tante trasformazioni, gli istituti dovrebbero restare fedeli alla loro identità di intermediari finanziari, vale a dire quella di far incontrare la domanda e l’offerta di credito – dice Gianturco -. Nel frattempo gli obiettivi ultimi delle banche sono cambiati e queste iniziano a guardare a questioni più alte come la lotta per l’ambiente e il raggiungimento di maggior equità sociale”. È su questi equilibri che dovrà muoversi il mondo delle banche nel prossimo decennio.

 


In primo piano ci sono i grandi manager al timone degli istituti.
Dovranno iniziare a guardare ai mutamenti in arrivo già adesso, senza lasciarsi distrarre dalle questioni di breve termine. E provare a immaginare già ora come fare per cavalcare al meglio l’ondata di profondi cambiamenti in arrivo.

“Nuove partnership e alleanze potranno diventare sempre più strategiche ma in questa spinta al nuovo, i leader dovrebbero anche concentrarsi sull’importante missione della responsabilità sociale” dice Gianturco. Intanto, un primo passo da fare consiste nel fortificare le fondamenta del proprio perimetro di attività. Guardando però a diverse dimensioni tra cui l’infrastruttura tecnologica, la gestione dei dati, la ricerca dei talenti e la gestione del rischio.

Saranno questi i pilastri che consentiranno di difendere al meglio la storia di un intero settore dalla pressione del nuovo che avanza. In particolare, per quanto riguarda la tecnologia, va detto che gli istituti continuano a operare in un contesto di lacune importanti. Una di queste riguarda la mancanza di modernizzazione nei sistemi informatici ereditati dal passato che è oggi un enorme ostacolo alla trasformazione.

Un altro aspetto riguarda i dati, che saranno il carburante del futuro. “Occorre che le banche raggiungano livelli più performanti nella gestione dei dati, nella modernizzazione dell’infrastruttura di base e che abbraccino l’intelligenza artificiale – dice Gianturco -. Tuttavia, la maggior parte delle banche è lontana da dove vorrebbe essere nella propria trasformazione digitale. Questo nonostante l’aumento degli investimenti in nuove tecnologie che si è visto negli ultimi anni”.
Il trend di crescita negli investimenti di questo tipo dovrebbe proseguire. Ad esempio, nel 2022, le banche nordamericane dedicheranno alle nuove tecnologie quasi la metà del proprio budget per l’Information Technology. Le banche europee si fermeranno a circa un terzo di questa quota, una cifra che tuttavia l’attuale 27%.

L’articolo integrale è stato pubblicato sul numero di febbraio del magazine Wall Street Italia.