Una brillante operazione di polizia giudiziaria della Guardia di finanza di Bologna, ha consentito la scoperta di una serie di investimenti immobiliari aventi una origine illecita: riciclaggio di denaro sporco.
I proventi, stante alle indagini svolte, sarebbero il ricavato di una serie di truffe in danno di Compagnie assicurative poste in essere da ben sette clan camorristici pertenopei che, seppure divisi in territorio campano, si associavano sinergicamente nella fase successiva per l’investimento degli ingenti capitali realizzati.
Nella stessa operazione sono stati sequestrati oltre mille immobili, duecento veicoli ed autovetture di grossa cilindrata, una sessantina di società e quattrocento rapporti di conto corrente.
Dell’associazione a delinquere avrebbe fatto parte attiva anche un funzionario – titolare della filiale bolognese della Cassa di Risparmio di Ravenna – istituto risultato all’oscuro ed estraneo agli illeciti – fino al 2013.
Il Direttore di filiale, Domenico Sangiorgi, secondo gli inquirenti che hanno chiesto e ottenuto dal Gip la sua carcerazione, era conscio di fornire una decisiva collaborazione all’attività criminale, verso cui garantiva una serie di operazioni bancarie tutte finalizzate ad eludere dolosamente le griglie dell’antiriciclaggio.
La Banca – coinvolgimento, quanto inconsapevole
La riflessione che occorre fare in questi casi è valutare se, il sistema di controllo interno posto in essere dall’Intermediario, poteva ragionevolmente ostacolare ed intercettare nel tempo e prima dell’intervento della Guardia di finanza fenomeni di riciclaggio.
Avendo fatto parte per circa trent’anni della Guardia di finanza e svolto per otto anni il Responsabile Aziendale Antiriciclaggio di un Gruppo bancario, suggerisco delle procedure operative in grado di prevenire “incidenti” della specie descritta attraverso:
- Un’adeguata “formazione” sulla casistica pratica della operatività dei rapporti in uso alla clientela (Adeguata verifica e Titolare effettivo all’accensione dei rapporti, coerenza con l’oggetto sociale dell’attività economica esercitata – per ammontare e tipologia di operazione richiesta, disponibilità a fornire ogni utile riscontro e chiarimento da parte del cliente, tracciabilità delle operazioni, utilizzo di conti aziendali, false fatturazioni con ritorno di contante su conti extracontabili etc.);
- Controlli interni sistematici e mirati a verificare il rispetto di quanto stabilito dall’art.52 del D.lgs 231/2007;
- Verifica di cantiere delle attività economiche per le quali si esibisce la relativa iscrizione camerale e possesso della Partita IVA, con particolare riguardo alla esistenza di una organizzazione logistica e infrastrutturale dell’azienda – personale dipendente, magazzini, mezzi adeguati, materie prime etc.;
- Alert di sistema, basato su una serie di “diagnostici” in grado di intercettare l’operatività anomala dei rapporti (eccesso ingiustificato di denaro contante – entrata e/o uscita dai rapporti personali e/o aziendali, Attività di copertura, Cambio taglio ingiustificato, Effetti al dopo incasso non giustificati dall’esercizio di un’attività economica, Rapporti con Paesi a rischio, Interposizione fittizia di soggetti estranei alle dichiarate attività economiche – prestanomi etc.).
Se viene fatto tutto questo, non sembra assolutamente possibile che una sola persona, sia pure il Responsabile di una Filiale, possa pregiudicare l’onorabilità, la sicurezza ed il buon nome di un Intermediario finanziario.
L’uomo avvisato anzi, la “banca avvisata” è mezza salvata.