Economia

Campi Flegrei, cosa potrebbe succedere?

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Una situazione insostenibile, quella dei Campi Flegrei. A sentire le popolazioni locali, la preoccupazione cresce sempre di più. Nessuno si preoccupa davvero di quello che potrebbe essere un “Big One”, ossia l’eruzione di uno dei più pericolosi super vulcani al mondo, per adesso l’attenzione, soprattutto dei puteolani, si sta concentrando sull’effettiva stabilità delle strutture.

A leggere i dati pubblicati dall’Osservatorio Vesuviano il sollevamento del terreno che ha superato 1,2 metri e l’incidenza di una quantità sempre crescente di scosse telluriche rischiano di mettere sotto stress strutture murarie, fondamenta, reti fognarie e acquedotti, che andrebbero controllati giorno dopo giorno. Forse ora dopo ora.

La crescita dell’attività vulcanica, soprattutto dal punto di vista del numero di scosse registrate, sta oltretutto mettendo sempre più alla prova la tranquillità della gente normale. Con più di 300-400 scosse al giorno si fa fatica anche semplicemente a dormire, ma quello che più preoccupa sono gli effetti su scuole e strutture ricettive, che potrebbero creare ancora più problemi.

Gli effetti del bradisismo oltretutto si stanno allargando oltre Pozzuoli. Nella zona di Agnano si registrano fumarole dove prima non c’erano e le attività sismiche raggiungono sempre più anche la zona più a sud di Napoli. Combattere un terremoto o supervulcano non è nelle nostre corde. Organizzare comunicazione, informazione e preparazione invece si può e si deve. Non si può passare dai social, non si può non esercitare sempre di più la popolazione a fare le scelte giuste in caso di situazioni di pericolo maggiorato. Non è colpa di nessuno se il bradisismo esiste. Ma in una zona come quella del cratere a così alta densità abitativa e altrettanta speculazione edilizia i danni rischiano di essere incalcolabili.

Cosa potrebbe succedere in caso di eruzione ai Campi Flegrei

“Una possibile eruzione dei Campi Flegrei causerebbe il lancio di blocchi di lava nelle immediate vicinanze del centro eruttivo e la diffusione di ceneri e lapilli che può interessare un’area di diversi km interessando anche la città di Napoli che si trova sottovento rispetto ai Campi Flegrei”, specifica Gian Paolo Cimellaro, professore Ordinario al Dipartimento di Ingegneria Strutturale, Edile e Geotecnica (DISEG) del Politecnico di Torino e Componente Centro Interdipartimentale del SISCON (Safety of Infrastructures and Constructions).

Cosa potrebbe succedere agli edifici

Il professore spiega:

“In una zona tettonica e in presenza di faglie, quando è tutto il terreno a sollevarsi e se non si verificano fenomeni di liquefazione allora gli edifici che si trovano sopra la zolla sollevata non subiscono danni se gli spostamenti sono lenti, mentre potrebbero verificarsi dei danni agli impianti fognari, idrici e del gas collegati all’edificio.

In zona vulcanica come i Campi Flegrei il sollevamento può essere causato dal gas sottostante che si sta accumulando o dal magma. Quindi aumentando la pressurizzazione nelle camere profonde del terreno, si genera un aumento degli sforzi tensionali nelle rocce, che possono fratturarsi rilasciando energia generando terremoti. A secondo della velocità del gas e del magma i terremoti possono aumentare d’intensità e causare danni a edifici e infrastrutture.

Quello che invece che tende ad aumentare notevolmente il rischio sismico è la vulnerabilità degli edifici nella zona dei Campi Flegrei e in generale di tutto il patrimonio edilizio italiano che richiederebbe profondi interventi di adeguamento sismico per permettere il rispetto della normativa antisismica attualmente vigente in Italia. Infine l’esposizione è l’ultimo parametro che tende ad aumentare il rischio sismico perché direttamente correlato alla densità abitativa che nella zona dei Campi Flegrei è molto elevata per la presenza di numerosi centri abitati e per la vicinanza alla città di Napoli”.   

Attualmente sono in corso 1.000 terremoti al mese nell’area dei Campi Flegrei. Cimellaro precisa:

“Quando numerosi terremoti si verificano in un breve lasso temporale questi provocano un rilascio di energia sismica continua e distribuita nel tempo sviluppando principalmente terremoti lievi e di bassa intensità. 

Poiché il rischio sismico è il prodotto della pericolosità per la vulnerabilità per l’esposizione. Nel caso dei Campi Flegrei, la pericolosità è bassa in quanto si stanno verificando dei microterremoti di natura vulcanica localizzati solo in quella zona e di bassa intensità che sta rilasciando l’energia accumulata nel terreno gradualmente e non improvvisamente come nei terremoti catastrofici come il recente terremoto in Marocco. Storicamente l’ultima vera eruzione nell’area dei Campi Flegrei risale al 1538, dopo un periodo di quiescenza di circa 3000 anni, a cui poi sono seguite crisi bradisismiche di cui l’ultima si è verificata nel 1983, interessando un’area di circa 12-15 km che corrisponde alla caldera vulcanica”

I costi dei terremoti nei Campi Flegrei degli anni Ottanta

Tra il 1982 e il 1984 il sollevamento del suolo nei Campi Flegrei mise a forte rischio l’economia locale e causò un ulteriore sollevamento del suolo di 1,80 metri e complessivamente si verificarono circa 10 mila terremoti. Durante queste crisi una parte della popolazione di Pozzuoli fu evacuata per il rischio di crolli provocati dalla forte attività sismica.

Tutto iniziò il 4 settembre 1983 con uno sciame di ben 60 scosse. Quattro giorni dopo il Ministro Enzo Scotti firmò l’ordinanza per finanziare la costruzione dei primi alloggi a Monterusciello. Gli sfollati furono sistemati anche nelle case vacanza del litorale flegreo-domizio.

All’epoca la zona A (centro storico di Pozzuoli e area della Solfatara) racchiudeva 580 esercizi commerciali e 130 artigianali, che avevano subito una flessione delle vendite del 70%. I commercianti dell’area avevano inviato circa 200 richieste di prefabbricati al comune, mentre altri si erano trasferiti di loro iniziativa nei container, riporta “Il Mattino” su un articolo pubblicato il 27 settembre 1984.

Una seconda diaspora dei residenti avvenne il 4 ottobre 1983, a seguito di una nuova violentissima scossa di terremoto a Pozzuoli, che fu avvertita nel raggio di 30 km. La crisi piĂą forte si manifesterĂ  tra aprile e marzo del 1984 con vari terremoti di magnitudo 4 e uno sciame sismico di 600 eventi in 6 ore nella notte del 1 aprile 1984.