Dopo mesi di tira e molla, il Canada e gli Stati Uniti hanno annunciato domenica sera, mezz’ora prima della scadenza dell’ultimatum di Washington, “un accordo di massima, insieme al Messico” per riformare il trattato di libero scambio Nafta che lega 500 milioni di nordamericani dal 1994.
“Il Canada e gli Stati Uniti hanno raggiunto un accordo in linea di principio, insieme con il Messico, su un accordo commerciale nuovo e modernizzato adattato alle realtà del XXI secolo”, hanno affermato il ministro degli Esteri canadese Chrystia Freeland e il rappresentante commerciale americano Robert Lighthizer.
Il Nafta diventa così Accordo Stati Uniti-Messico-Canada (Usmca), “un accordo commerciale di alta qualità che si tradurrà in mercati più liberi, commercio equo e forte crescita economica nella nostra regione” hanno evidenziato Ottawa e Washington in una dichiarazione congiunta
Il nuovo Nafta, firmato da Trump e dai suoi colleghi messicani e canadesi, dovrà ora essere esaminato e approvato dal Congresso Usa entro 60 giorni ma i mercati già esultano. Chi si chiede come mai questo avviene se è vero che Trump ha definito l’USMCA agreement un cambiamento che non si può definire storico, potrebbe dire cosa hanno da dire gli economisti
L’accordo mantiene zero dazi su tutta una serie di beni tra i tre paesi coinvolti e questo elimina il rischio che vengano imposti dall’una o dall’altra parte tariffe punitive che finirebbero per compromettere la domanda. Ma ad alimentare gli acquisti è soprattutto il fatto che la Casa Bianca potrebbe fare con la Cina quanto fatto con il Canada: chiedere cambiamenti drastici nelle pratiche commerciali, ottenere qualcosina e dichiarare vittoria in patria, per poi passare alla prossima battaglia.
l primo Nafta tra Messico, Canada e Stati Uniti, che ha liberalizzato il commercio nel Nord America, fu siglato nel 1994. L’accordo era stato messo nel limbo quando Trump è arrivato alla Casa Bianca.