Tra i tumori più difficili da combattere, proprio a causa del loro alto grado di malignità vi è il melanoma.
Ma oggi vi sarebbe un’arma in più per sconfiggerlo prevenendo il rischio di recidiva, grazie ad uno studio pilota condotto dall’Istituto nazionale dei tumori, finanziato dal Ministero della Salute e dall’Airc che si basa sull’analisi dei linfonodi “sentinella” ovvero quelli più vicini al melanoma e più a rischio di metastasi.
La scoperta è che possono rivelare qualcosa non solo sull’estensione del tumore, ma anche sulla possibilità che si ripresenti nei 5 anni successivi alla rimozione chirurgica. E questo perché l’aggressività del melanoma dipende dalla risposta immunitaria.
Le difese del nostro organismo possono condizionare anche l’evoluzione del cancro. Tra i marcatori identificati nello studio c’è una molecola, detta “CD30”, che è risultata più espressa nelle cellule immunitarie dei linfonodi e circolanti dei pazienti nei quali il tumore è tornato dopo l’operazione, e in quelli con una malattia in stadio avanzato.
Queste cellule mostrano una funzione alterata, sono segno di immunosoppressione o di esaurimento dell’immunità antitumore. Questa ricerca incrocia la tradizione di ricerca immunologica e immunoterapia dei tumori dell’Istituto con i nuovi approcci molecolari allo studio del rapporto tra il cancro e l’organismo che lo ospita.
Insomma, nuove speranze per il futuro della lotta alle malattie neoplastiche.