ROMA (WSI) – Altro capitolo della querelle avanzata dal Consiglio di Stato in merito alla riforma del canone Rai e al suo inserimento nella bolletta elettrica così come deciso dalla Legge di Stabilità 2016. Per quest’anno la prima tranche di pagamento del canone Tv, ridotto a 100 euro, ci sarà con la bolletta di luglio e poi la seconda con quella di dicembre.
Dal 1 gennaio 2017 il pagamento avverrà ogni due mesi con la bolletta bimestrale. Per rendere operativo il canone Tv in bolletta si attendeva un decreto del Ministero dello Sviluppo economico che è stato sottoposto al vaglio del Consiglio di Stato che ha dato parere favorevole al decreto ma non in tutti i suoi punti.
“La formulazione delle disposizioni è eccessivamente tecnica, di non facile comprensione per i non addetti al settore, e per darne l’interpretazione autentica sarà necessaria una circolare dell’Agenzia delle Entrate, alla quale sarà data ampia pubblicità”.
Il Consiglio di Stato ha dato via libera al decreto ma ha anche indirizzato al Ministero una serie di rilievi da tenere in considerazione nel decreto sulla riforma del canone Rai, tra questi una definizione puntuale e chiara di apparecchio tv, il cui possesso è la base per il pagamento del canone.
Il Ministero rifiuta di scrivere nel decreto tale definizione, giustificando la sua omissione sul fatto che vi sono costanti novità tecnologiche in atto e come tale oggi non si può relegare ad una definizione rigida la nozione di apparecchio Tv. Cosa significa per il contribuente?
In sostanza il canone Rai continuerà ad essere pagato solo sull’apparecchio televisivo e non per tablet, Pc o smartphone. Ma in futuro qualcosa potrebbe cambiare.
Altro rilievo avanzato dal Consiglio di Stato in merito al canone Rai riguarda la necessità di chiarire che il canone Tv debba essere versato una sola volta anche se in casa vi sono più televisioni. Un punto che secondo il Ministero è già spiegato nelle Legge di Stabilità 2016 e non occorre ripeterlo. Da qui l’invito del Consiglio di Stato a scrivere il decreto in forma più semplice e chiara, ma il Ministero rifiuta ancora una volta affermando che il decreto è un atto tecnico.
Uno dei pochi rilievi del Consiglio che il Ministero accoglie riguarda la mancanza totale nel decreto di qualsiasi riferimento alle norme sulla privacy degli utenti. Ora nel decreto c’è perlomeno la garanzia che i dati dei cittadini saranno trattati secondo la normativa sulla privacy e che la remunerazione delle aziende elettriche per il servizio non andrà ad aumentare la bolletta elettrica.