Con il Festival di Sanremo 2023 ritornano puntuali le polemiche sul canone Rai, la tassa di detenzione sulla televisione che si deve pagare indipendentemente dalla visione dei canali e anche quest’anno è inclusa nella bolletta della luce. Ma quanto paghiamo di canone TV rispetto agli altri paesi europei?
Canone Rai: il più basso dell’Ue
Secondo il rapporto annuale sul settore Media & Entertainment italiano e mondiale di Mediobanca, all’Italia spetta il più basso canone unitario fra i maggiori Paesi europei, inferiore anche alla media europea (€0,25 al giorno per abbonato contro gli €0,32 medi). Molto più onerose per i contribuenti la TV pubblica tedesca (€0,58 giornalieri), quella britannica (€0,50) e francese (€0,38).
Nel 2022 inoltre, dice lo studio, solo 77,8 euro dei 90 (pari all’86%) sborsati da ogni abbonato sono stati incassati dalla Rai, un’incidenza anche in questo caso inferiore alla media europea (90,5%).
Con 8,9 miliardi di euro inoltre il servizio radiotelevisivo pubblico tedesco evidenzia il giro d’affari più elevato nel confronto europeo, più del triplo rispetto a quello italiano (€2,6 miliardi). Completano il podio Gran Bretagna (€7,7 miliardi) e Francia (€3,9 miliardi). Nel 2021 l’Italia si posiziona al terzo posto per crescita dei ricavi (+6,7% sul 2020), dietro solo a Spagna (+24,2%) e Gran Bretagna (+8,3%). L’Italia, con la Rai, si distingue quanto a redditività industriale: nel 2021 l’ebit margin della TV pubblica italiana si è attestato al 3,6% (in diminuzione dello 0,2% sul 2020), davanti al 3,2% del Regno Unito e al 2,5% della Spagna (unica in miglioramento, +5,9% sul 2020), mentre permane in territorio negativo la Francia (-1,1%).
Chi è tenuto al pagamento del canone TV
Deve pagare il canone chiunque sia in possesso di un apparecchio televisivo. Per apparecchio televisivo si intende un apparecchio in grado di ricevere, decodificare e visualizzare il segnale digitale terrestre o satellitare, direttamente – in quanto costruito con tutti i componenti tecnici necessari – oppure tramite decoder o sintonizzatore esterno.
Il canone è dovuto una sola volta in relazione a tutti gli apparecchi detenuti dai componenti della stessa famiglia anagrafica, indipendentemente dal numero di abitazioni in cui sono presenti apparecchi tv. Dal 2016 il canone è agganciato alla bolletta elettrica.
In caso di mancato addebito, occorre verificare con la propria impresa elettrica il tipo di contratto e controllare se il canone viene addebitato nella bolletta successiva. In caso contrario, l’importo dovuto deve essere versato utilizzando il modello F24. I codici tributo da inserire nel modello sono: “TVRI” (per rinnovo abbonamento); “TVNA” (per nuovo abbonamento).
Se non si possiedono apparecchi televisivi, ma si è titolare di un’utenza elettrica residente, si può fruire dell’esenzione dal canone presentando la dichiarazione di non detenzione, compilando il Quadro A della dichiarazione sostitutiva pubblicata sui siti www.agenziaentrate.gov.it e www.canone.rai.it. Tale dichiarazione ha validità annuale.
Il settore radiotelevisivo italiano
Nel 2021 il settore radiotelevisivo italiano ha recuperato parte del terreno perso a causa della pandemia, raggiungendo un giro d’affari complessivo di 8,5 miliardi di euro, secondo il rapporto annuale sul settore di Mediobanca. La ripresa non è stata omogenea tra i vari comparti: in maggior spolvero la radio con una crescita dell’11,2% (€0,6 miliardi nel 2021), seguita dalla TV in chiaro (+9,7%, a €4,8 miliardi), mentre è proseguito il calo della TV a pagamento (-3,6% a €3,1 miliardi).
Le piattaforme online continuano a espandersi arrivando a rappresentare l’11% del settore nel 2021. Rispetto al 2020, i ricavi pubblicitari sono cresciuti del 13,4%: +13,3% quelli della TV e +14,2% quelli della radio. Nel 2021 i ricavi degli otto principali operatori Media & Entertainment italiani sono complessivamente cresciuti del 3,4% sul 2020 (ma del 6% inferiore rispetto al 2019).
Ancora sottotono i ricavi della Pay TV (-15,1%). Il mercato italiano si conferma concentrato, con i primi tre operatori televisivi (Rai, Sky e Mediaset) che sviluppano oltre l’80% del giro d’affari complessivo. In termini di fatturato, Rai si attesta in prima posizione nel 2021 (€2,7 miliardi, +6,7% sul 2020), seguita da Sky (€2,5 miliardi, -10,4% sul 2020) e Mediaset (€2 miliardi, +11,7%).
Inoltre per l’intero 2022 si stima un calo del 4% dei ricavi complessivi dei principali operatori italiani del settore, in virtù dell’ulteriore contrazione della Pay TV tradizionale e del rallentamento della raccolta pubblicitaria (che dovrebbe chiudere l’anno con un -5%), sempre controbilanciati dalla crescita dello streaming. In tale ambito è però necessario che l’Italia continui a colmare il divario in essere con i principali Paesi Europei quanto a diffusione delle reti VHCN (Very High Capacity Networks).