ROMA (WSI) – Caos in Brasile: la situazione politica è talmente disperata e l’economia è ormai talmente in crisi che ora anche le Olimpiadi 2016, attese a Rio de Janeiro dal 5 al 21 agosto di quest’anno, sono a rischio. Il rischio è aumentato nelle ultime ore, con le dimissioni del ministro dello sport George Hilton. Così il Guardian:
“Il ministro brasiliano dello Sport si è dimesso, quattro mesi prima dell’inizio delle Olimpiadi nel paese, in un contesto in cui continua l’incertezza sul destino di altri sei ministri del governo” di Dilma Rousseff. Governo che ha ormai le ore contate, soprattutto dopo la decisione del Partito del Movimento Democratico Brasiliano, PMDB, alleato dell’esecutivo, di lasciare la coalizione.
Insomma, il Brasile è alle prese con problemi ben più gravi di quelli che potrebbero nascere da un eventuale rinuncia alle Olimpiadi. E in ogni caso, anche rimanendo in tema di Olimpiadi, c’è una valanga di domande a cui la città di Rio non ha ancora risposto, tra cui quelle che riguardano la disponibilità di acqua ed energia elettrica, tale da poter gestire un evento di tali proporzioni.
Milioni di cittadini brasiliani hanno protestato in diverse manifestazioni, chiedendo le dimissioni di Rousseff. La posizione del presidente, già molto precaria, è stata definitivamente compromessa dalla decisione di assegnare un dicastero all’ex presidente Luiz Incia Lula da Silva, quasi sicuramente per salvarlo dall’indagine che le autorità hanno avviato sulla sua persona in merito allo scandalo Petrobras.
La tensione è talmente alle stelle che, nel caso in cui il presidente della Camera Eduardo Cunha non riuscisse a concretizzare l’impeachment contro Rousseff, secondo le previsioni più pessimistiche – o realistiche – la popolazione arriverebbe a marciare direttamente verso il palazzo presidenziale, chiedendo la testa della presidente.
Così Francisco Dornelles, governatore in carica di Rio de Janeiro, riferendosi alle finanze dello stato.
“E’ la peggiore situazione che abbia mai visto in tutta la mia carriera politica (…) Non ho mai visto niente del genere”.
L’Associated Press ha riportato altri dettagli:
Dornelles non ha fornito numeri, ma ha detto che il crollo delle entrate fiscali spiega la crisi finanziaria dello stato. La maggior parte delle entrate di Rio arriva dal colosso petrolifero Petrobras, che è invischiato in una vasta indagine di corruzione che ha intrappolato diversi politici e uomini di affari. La scorsa settimana, Petrobras ha comunicato una perdita trimestrale record di $10,2 miliardi, sulla scia di una forte riduzione del valore di alcuni asset, provocata dal calo dei prezzi del petrolio. Dornelles ha affermato che sarebbe necessario “un imponente sforzo” da parte dello stato, per riuscire a onorare tutti i suoi pagamenti, e che dunque sta cercando di accedere al credito e di ottenere altre misure per far fronte al calo delle entrate.
Tutto questo, in un paese messo al tappeto dalla corruzione e da un collasso economico peggiore di quanto si temesse. Proprio nelle ultime ore, la banca centrale del Brasile ha annunciato di prevedere un crollo del Pil brasiliano, nel 2016, del 3,5%. Stime in deciso peggioramento dalla contrazione -1,9% attesa in precedenza. Nel 2015, il Pil è crollato di ben -3,8%, portando il Brasile nella peggiore recessione in 25 anni.