Giornata di caos, ieri, a Seul con il presidente Yoon Suk-yeol che, prima ha dichiarato la legge marziale, per poi fare dietrofront di fronte alle proteste di piazza e all’opposizione unanime del Parlamento.
Che cosa è successo
Tutto è iniziato ieri, 3 dicembre 2024, quando il presidente della Corea del Sud, Yoon Suk-yeol, ha proclamato una legge marziale d’emergenza. Una decisione giustificata dalla necessità di proteggere il Paese dalle “forze comuniste” della Corea del Nord e per eliminare gli “elementi anti-Stato”. In particolare, Yoon Suk-yeol ha accusato l’opposizione, in particolare il Partito Democratico, di controllare il Parlamento e di paralizzare deliberatamente il governo attraverso attività considerate ostili e contrarie agli interessi nazionali.
“Sradicherò le forze filo-nordcoreane e proteggerò l’ordine democratico costituzionale”, aveva annunciato il presidente invitando i cittadini a sopportare “alcuni inconvenienti” per il bene della stabilità nazionale: “Attraverso questa legge marziale, ricostruirò e proteggerò la libera Repubblica di Corea”.
Dichiarazioni seguite, a stretto giro, dall’emanazione da parte del capo dell’esercito esercito Park An-su di un decreto per bandire le attività parlamentari e dei partiti politici, abolire le manifestazioni e mettere sotto controllo i media.
Uno vero e proprio shock per un Paese riemerso a fatica dagli anni bui e sanguinosi della dittatura militare.
La reazione
La reazione non si è fatta attendere: migliaia di persone hanno subito manifestato intorno all’Assemblea nazionale per protestare contro la decisione del presidente. Nella stessa giornata, l’Assemblea nazionale ha convocato una sessione straordinaria e ha votato all’unanimità per opporsi alla legge marziale.
Tutti i 190 deputati presenti (su 300 totali) hanno approvato una risoluzione che ha chiesto l’immediata abolizione della misura. A dispetto di mesi di scontri, maggioranza e opposizione si sono dunque trovati compatti nel condannare la svolta autoritaria.
Questo voto ha quindi costretto Yoon a ritirare la legge marziale poche ore dopo la sua proclamazione e le truppe a lasciare l’edificio.
L’incognita sul futuro
Resta da capire quale sarà il destino di Yoon: impensabile, dopo la giornata di ieri, che resti a fare il presidente come nulla fosse. In questo contesto, anche la comunità internazionale sta monitorando attentamente gli sviluppi in Corea del Sud. Le autorità statunitensi hanno espresso preoccupazione per la situazione politica nel Paese alleato, sottolineando l’importanza della stabilità democratica nella regione. L’ONU ha anche iniziato a seguire da vicino gli eventi, evidenziando l’importanza dei diritti umani e delle libertà civili in situazioni di emergenza.
Secondo l’agenzia sudcoreana Yonhap, dopo il ritiro della legge marziale, l’opposizione minaccia di presentare una mozione per mettere sotto accusa il presidente. Hwang Un-ha , leader del Partito per la ricostruzione della Corea, ha detto di voler promuovere una mozione di impeachment, criticando la mobilitazione del personale militare in seguito all’annuncio della legge marziale.