Un fiume in piena di vendite si abbatte sui mercati azionari americani il 10 ottobre e poi a cascata su quelli asiatici ed europei. Si ripete il copione il giorno successivo, con l’indice di Shanghai che perde il 5,2% circa e la Borsa di Tokyo che accusa un calo del 4%. L’indice MSCI della regione Asia-Pacifico ha perso più di 35 punti pieni (vedi grafico sotto), mentre le Borse mondiali sono ai minimi di otto mesi dopo che Wall Street è caduta vittima delle paure circa l’impatto che i tassi di interesse in costante crescita avranno sulle imprese americane.
Oggi la Borsa Usa tenta di rimbalzare ma i rialzi poggiano su basi fragili dopo che Donald Trump ha attaccato la Fed dichiarando che “è impazzita”. A pesare è anche la guerra commerciale a tutto campo tra Usa e Cina, che si fa sempre più tesa: Trump ha minacciato di imporre dazi anche sulla parte di prodotti cinesi che ancora non è stata colpita.
A Piazza Affari l’avvio è negativo come era lecito attendersi con tutti i titoli delle blue chip quotate sul Ftse MIB che scambiano in ribasso. E non si tratta solo di azionario: è una tempesta perfetta che coinvolge anche i mercati valutari, con la maggior parte delle valute asiatiche che accusano il colpo, escluso lo yen giapponese. Won sudcoreano e dollaro di Taiwan sono le divise più tartassate. L’euro si rifà sotto sul dollaro in area $1,1515.
A parte lo yen, c’è un’altra asset class che sta registrando una domanda crescente, invertendo il trend delle ultime settimane: i Treasuries Usa. I rendimenti del titolo decennale sono scesi di 12 punti base dai massimi toccati martedì. Tra le materie prime, il contratto WTI sul petrolio cede quasi un punto percentuale attestandosi in area 72,50 dollari al barile.
Gli investitori Usa corrono a liquidare le loro posizioni nell’azionario con Wall Street che ha subito una vera e propria debacle nella notte, specie per il settore dei tecnologici e il Nasdaq. Il Dow Jones ha perso più di 800 punti (-3,15%) in uno dei selloff più intensi degli ultimi anni.
I cosiddetti titoli FAANG (i big dell’hi-tech Facebook, Apple, Amazon, Netflix e Google), che avevano trascinato il mercato in rialzo negli ultimi tempi, sono particolarmente pesanti con Netflix che cede anche il 10% a un certo punto.