CITTÀ DEL VATICANO (WSI) – Con un cognome così – Marx – non poteva che essere propenso a prendere la mira per colpire il capitalismo e tutti i suoi derivati, intesi come eccessi di una filosofia portata a soffocare la dignità dell’uomo.
Il cardinale Rehinard Marx, arcivescovo di Monaco, grande elettore di Francesco nonchè uno degli otto saggi che sono stati designati dal Papa argentino a ridisegnare la curia, ha sintetizzato la visione sociale di questo pontificato in un articolo pubblicato dall’Osservatore Romano.
La conferenza globale di Varsavia sul clima, e la ricerca a Bali di un nuovo accordo globale da parte dell’Organizzazione mondiale del commercio, dimostrano, scrive il porporato che “dobbiamo trovare cammini che conducano a condizioni politiche di base globali, orientate al bene dei popoli, in particolare di quelli più poveri”. La Chiesa nell’epoca della globalizzazione ha un compito speciale e non può sottrarsi. Quindi “può contribuire ad avviare dibattiti sul futuro del mondo e accompagnarli”.
In fondo il dibattito sulla crisi del capitalismo è nato anche grazie alla Chiesa e dopo avere sperimentato uno sviluppo sempre più acuto verso un capitalismo finanziario che ha portato a una crisi catastrofica. “Persino gli economisti hanno deplorato il nuovo capitalismo da casinò”.
Marx chiarisce che è un errore pensare che da qualche parte esistano mercati puri, che fanno emergere il bene attraverso la libera concorrenza. E’ mera ideologia. “Il capitalismo non deve diventare il modello della società perché — per dirlo in maniera esasperata — non tiene conto dei singoli destini, dei deboli e dei poveri”. Ma questo non c’entra nulla con il rifiuto dell’economia di mercato, “che è necessaria e sensata, ma che deve servire l’uomo”.
E allora che fare, visto che criticare il capitalismo non è una soluzione? Semmai occorrono programmi che pongano il mercato, la società e lo Stato in un nuovo rapporto reciproco, e tutto ciò globalmente. Cooperazione, solidarietà, responsabilità verso il bene comune. Marx tuttavia rassicura i miliardari: “No, la Chiesa non disprezza i ricchi, come hanno scritto diversi commentatori. Ma ricorda che i beni materiali sono solo mezzi per raggiungere un fine e non possono rappresentare il senso della vita. Una società nella quale si può invitare pubblicamente all’elogio dell’avidità è sulla via dell’alienazione e divide le persone”.
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