GENOVA (WSI) – La doccia fredda è arrivata alcuni giorni fa: la richiesta d’informazioni delle autorità italiane che stanno indagando sul caso Carige si è infranta su un muro opposto dalla Svizzera alle rogatorie internazionali. La contesa riguarda decine di faldoni sequestrati negli uffici di due collaboratori del faccendiere elvetico Davide Enderlin – già arrestato nella prima tranche di accertamenti – due personaggi giudicati “interessanti” dai pm genovesi: l’avvocato d’affari Fabio Soldati e l’ex presidente del casinò di Lugano Rocco Olgiati, legale-notaio molto conosciuto nel Canton Ticino dove guida la loggia massonica “Il Dovere”.
Il braccio di ferro si gioca sull’equilibrio fragile che regola i rapporti fra i due Stati in tema di cooperazione giudiziaria e finanziaria, e dovrà essere sciolto dalla magistratura federale. Il segnale dato agli investigatori italiani però è chiaro: i pm svizzeri non intendono condividere tutte le informazioni chieste dai loro omologhi oltreconfine.
Per capire meglio su cosa si gioca questa battaglia giudiziaria e qual è la posta in palio, bisogna fare un passo indietro, e ritornare al controverso affare per cui è stato arrestato l’ex padre padrone della cassa di risparmio ligure Giovanni Berneschi. La sua specialità, secondo i pm Silvio Franz e Nicola Piacente, erano le truffe immobiliari. Il comparto assicurativo del gruppo acquistava a prezzi gonfiati immobili dal raider Ernesto Cavallini, che poi si spartiva le plusvalenze (in parte fittizie) con lo stesso Berneschi e con il suo braccio destro Ferdinando Menconi.
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