Non è una novità: il premier Renzi spinge per il consolidamento del sistema bancario italiano, che conta circa 650 istituti, troppe poltrone e molte sofferenze, che (è opinione diffusa) sarebbero più facili da gestire con un tessuto bancario più coeso. Nel panorama degli attori bancari in attesa di un’alleanza c’è anche Carige, che entro fine 2017 deve dismettere 1,8 miliardi di euro di crediti deteriorati prima di chiudere una partita in grado di ridare slancio all’istituto genovese le cui azioni hanno perso oltre l’80% del valore in 12 mesi (e il 99,5% dall’aprile 2014).
Quattro sarebbero i nomi dei possibili pretendenti per Carige, secondo quanto ipotizza Repubblica. Primo della lista per via delle sinergie che si potrebbero venire a creare sul territorio ove Carige è più forte, ovvero in Liguria e Toscana, è la francese Credit Agricole, che controlla Cariparma e, fatto più interessante, la Cassa di Risparmio della Spezia.
Il piano industriale di Carige, infatti, ha messo da parte l’ambizione di portare l’istituto su tutto il territorio, fatto che, favorirebbe il matrimonio con Credit Agricole.
Gli altri nomi in lizza sono Ubi Banca, fra i principali player bancari italiani il cui nome circola sempre in occasione dei dossier fusioni (anche se l’istituto nei mesi scorsi ha smentito di avere piani in merito); seguono poi i dialoghi con il gruppo Bpm-Banco Popolare. Infine, la più suggestiva delle ipotesi, il possibile interessamento da parte della risanata Mps, quando sarà.
Probabilmente se ne parlerà dopo la vendita delle due tranches di Npl, la prima, che verrà alienata entro fine anno, conterrà 900 milioni di euro di crediti in sofferenza.